Migliaia di manifestanti radunati fuori dall’ambasciata Usa a Bagdad, letteralmente presa d’assalto per protestare contro i raid lanciati nelle scorse ore contro diverse strutture della milizia filo-iraniana Kataib Hezbollah al confine tra Iraq e Siria. Durante i disordini sono anche state bruciate bandiere a stelle e strisce.
I manifestanti facevano inizialmente parte del corteo funebre per i 25 combattenti della formazione sciita uccisi nei raid. Al grido di “Morte all’America”, “No all’America… No a Trump” hanno oltrepassato il checkpoint della Green Zone, blindata, e hanno raggiunto l’ambasciata. Come racconta Repubblica, le forze speciali li hanno inizialmente a respingerli, ma in un secondo momento un gruppo di manifestanti è riuscito a superare la prima recinzione del complesso.
Cercando di disperdere la folla, le truppe Usa hanno usato lacrimogeni e granate stordenti. L’ambasciatore Matthew H. Tueller e parte del personale della sede diplomatica sono stati allontanati. Durante l’assalto una delle torrette di guardia e parte delle mura esterne della sede diplomatica sono state date alle fiamme, mentre sulla recinzione sono state issate bandiere di Kataib Hezbollah. Secondo i mezzi di informazione locali, nei disordini sono rimaste ferite 32 persone.
di domenica è stata ordinata dal Pentagono come ritorsione per i recenti attacchi missilistici contro interessi americani nella regione, in particolare il lancio venerdì scorso di oltre 30 razzi contro una base Usa a Kirkuk che ha causato la morte di un contractor statunitense. Il presidente americano Donald Trump aveva accusato l’Iran di aver “orchestrato l’attacco all’ambasciata americana a Bagdad”.
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