L’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, abbandonata la politica gioca su più tavoli. E oggi risulta indagata dalla procure di Siracusa e Savona per frode in commercio per aver importato dalla Cina dispositivi di protezione con “certificato falso”. Uno sciacallaggio sulle mascherine, praticamente. Ma non è tutto. Nelle more dell’indagine per frode in commercio, Il Fatto Quotidiano pubblica alcune intercettazioni che riguardano l’ex presidente della Camera e Lele Mora. Il 9 ottobre 2018, a pandemia ancora lontana, i due sono al telefono. “Presidente!”, esordisce Mora. “Carissimo, come stai?”, risponde Pivetti, che aggiunge: “Ti devo dire una cosa delicata, te la posso dire anche al telefono, perché io c’ho la faccia come il didietro, quindi non ho problema”. Di cosa si tratta?
Il Fatto riporta: “Un assegno circolare di circa 80 mila euro dato per l’opera pia della Pivetti mai incassato. Ecco il punto: incassarlo e dividerselo”. Dice Irene Pivetti: “Usare i soldi (…) per fare qualcosa di produttivo io e te”. Il progetto è definito, come andrà a finire resta un punto interrogativo. L’intercettazione, spiega Davide Milosa, è agli atti di un processo milanese che vede Mora come parte lesa e vittima di una tentata estorsione orchestrata dall’imprenditore Michele Cilla, manager della movida e, precisa Il Fatto, “seppur mai condannato per fatti di mafia, storicamente vicino al clan Fidanzati di Cosa Nostra”.
“Dimmi amore riprende Mora – tra me e te non dovrebbero mai esserci problemi”. L’ex presidente della Camera spiega: “Tu hai visto, abbiamo ripreso bene quella situazione dell’associazione. Adesso però voglio farti un discorso proprio becero tra me e te. Noi abbiamo un importo importante in un assegno. Posso farti un discorso molto piatto. Noi possiamo ritirare l’assegno”. Irene Pivetti prosegue e Mora annuisce: “Lele, tu hai delle spese, io ho delle spese. Insomma, riconoscerci qualche liquidità che magari ci serve”. Il denaro serve per l’associazione. Pivetti illustra il piano: “Questi sono denari che sono stati dati da questa gente per uno scopo, che noi raggiungiamo indipendentemente dal loro contributo. Consideriamolo una specie di compenso, di liquidità per l’opera pia”.
Lele Mora, ovviamente, non solleva obiezioni: “Amore, noi facciamo tutto quello che tu mi dici (…). Anche perché sono più di 80mila euro quelli lì, hai capito?”. Irene Pivetti conferma: “Tra me e te qualcosa di intelligente da fare ce l’abbiamo, secondo me”. Dopodiché i due discutono come dividere il denaro. Mora non ha dubbi: “Prenditi quelli che ti servono. A me quando dai un 15mila euro, sono perfetto”. Pivetti vuole fare a metà: “Ma che 15, minimo la metà. Però è giusto, così li usiamo per fare delle cose”. Quali, è a oggi la domanda che resta senza risposta e sui cui si soffermerà la procura.
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