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Salvini in Israele scatena guerra diplomatica: “Così mette a rischio nostri militari”

Non ce la fa, appena può, Salvini la fa fuori dal vaso. Un mix letale di irresponsabilità, troppa foga nell’esprimere in modo semplice concetti assai complessi e una twittomania compulsiva. Matteo Salvini appena sbarcato con volo di Stato a Tel Aviv per la sua prima missione da vicepremier in Israele viene “prelevato” dai militari dell’esercito di Netanyahu. Inizia una missione nella missione che scatenerà un incidente diplomatico. Succede che il ministro dell’Interno, cappellino dell’Aeronautica italiana in testa, viene portato per due ore dagli alti militari israeliani in elicottero al confine di guerra tra Israele e Libano.

Poi, viene condotto tra l’altro in visita in uno dei tunnel costruiti dagli Hezbollah per attaccare i territori israeliani. Il premier Benjamin Netanyahu che riceverà questa mattina Salvini ha voluto che il leader dello schieramento sovranista che da maggio avrà un suo peso nel futuro Europarlamento si rendesse conto di persona di quale sia il vero fronte caldo per Israele. Non solo i territori palestinesi, ma le insidie di Hezbollah dal Libano, ritenuto avamposto del nemico acerrimo: l’Iran.

Salvini poi si trasferisce a Gerusalemme e prima di incontrare il patriarca cattolico Pizzaballa, posta il suo poco diplomatico endorsement. “Chi vuole la pace, sostiene il diritto all’esistenza ed alla sicurezza di Israele. Sono stato ai confini col Libano, dove i terroristi islamici di Hezbollah scavano tunnel per attaccare il baluardo della democrazia in questa regione. Onu e Ue facciano la loro parte”. Trascorre appena un’ora e da “fonti vicine” al ministero della Difesa e al comando italiano dell’operazione di pace Unifil in Libano trapelano “preoccupazione e imbarazzo” per la definizione di “terroristi islamici”.

Tale definizione di Salvini degli Hezbollah mette “in difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a Sud nella missione Unifil”. Il riferimento è alla missione guidata da agosto dall’italiano Stefano Del Col. La linea tenuta dal governo italiano, ricorda il dicastero che fa capo a Elisabetta Trenta, “è sempre stata riconosciuta nell’area come super partes, vicino a Israele e al popolo libanese”. Linea che nell’arco di un pomeriggio, è la sostanza, il ministro dell’Interno avrebbe stravolto. È un duro attacco che ha l’immediata copertura politica del Movimento (e ti pareva)… 

Di Maio manda “un abbraccio ai militari della missione” e si schiera con Trenta. Il loro sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano rincara: “La geopolitica è materia complessa, serve competenza”. Insomma volano gli stracci. “Salvini è un leone da tastiera”, attacca il Pd. Il segretario della Lega incontra il ministro della sicurezza israeliano all’hotel King David, poi i giornalisti e passa al contrattacco. Premette che ha “stima per il lavoro dei nostri militari” ma “a casa mia i terroristi si chiamano terroristi: non capisco lo stupore per la definizione di Hezbollah”.

La collega Trenta? Non ha intenzione di chiamarla. Nel pomeriggio era riuscito ad evitare un altro incidente diplomatico solo cancellando al volo un selfie: a bordo di un elicottero e con uno dei piloti israeliani ben visibile. La missione Unifil è la forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano creata nel 1978 e rinnovata più volte. Dall’agosto di quest’anno la missione è guidata dall’italiano Stefano Del Col.

 

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