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“Pil fermo, crescita stagnante”. Un altro complotto? No, parla l’Istat: ora il governo trema

Le stime dell’Istat si abbattono sulle prospettive di crescita dell’Italia: nel terzo trimestre del 2018 il Pil è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Il tasso di crescita sullo stesso periodo del 2017, dunque, è in rallentamento allo 0,8%. “Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell’economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”, commentano dall’Istituto. “Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, – continua l’Istat – tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale (ovvero annuo, ndr) del Pil, che passa allo 0,8%, dall’1,2% del secondo trimestre”.

Vi è inoltre “la perdurante debolezza dell’attività industriale – manifestatasi nel corso dell’anno dopo una fase di intensa espansione – appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori”. La crescita acquisita per il 2018, ovvero quella che si realizzerebbe se nell’ultimo trimestre non avvenissero ulteriori variazioni, è ora all’1%.

I numeri giungono nella fase decisiva di definizione della Manovra per il 2019 e mentre si attende la risposta italiana all’Europa, che ha bocciato il progetto di bilancio italiano dando tre settimane di tempo per riscriverlo. E uno dei motivi di scetticismo di Bruxelles è legato proprio alle previsioni di crescita che il governo ha segnato per il prossimo anno: +1,5% del Pil, alla luce dei provvedimenti che verranno introdotti dal prossimo gennaio.

Uno scenario che secondo molti osservatori nazionali e internazionali – a cominciare dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che non ha validato il documento – è ottimistico. Se il Prodotto non dovesse centrare quel risultato, a cascata aumenterebbe anche il rapporto tra il deficit e lo stesso Pil, dal 2,4% attualmente previsto per il 2019 e che già non piace alla Ue. L’8 novembre la Commissione pubblicherà le sue stime, e sarà un altro snodo fondamentale per capire quanto credito verrà dato alla capacità dei provvedimenti in via di definizione di spingere una crescita che a questo punto sembra esaurita.

La stagnazione italiana svelata oggi è infatti un risultato peggiore delle aspettative degli analisti, che pure vedevano un rallentamento. L’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, guidato da Carlo Cottarelli, spiega bene come sia ora più difficile far tornare i conti rispetto agli impegni della Nota di aggiornamento del Def. “Ipotizzando una crescita nel quarto trimestre dello 0,1%, in linea con la media degli ultimi due trimestri”, annota l’ex commissario alla spending review ed economista del Fmi, il ritmo dell’espansione dell’economia dovrebbe proseguire al “+0,5% nel primo e secondo trimestre 2019” mentre nella seconda parte dell’anno dovrebbe arrivare allo “0,6%” a trimestre.

A questo punto, “l’economia italiana non solo non raggiungerà la stima di crescita dell’1,2% nel 2018 indicata dal governo nella nota di aggiornamento al Def ma difficilmente riuscirà a registrare nel 2019 una performance dell’1,5%”. Insomma, il Governo deve rifare tutti i calcoli, visto che le stime del Def sono, alla luce dei dati di oggi palesemente sballate.

 

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