Il Movimento 5 Stelle è praticamente il partito che sta bloccando lo sviluppo infrastrutturale dell’Italia. Le grandi opere come la Tav Torino-Lione, il Tap, il Terzo valico ancor più urgente dopo il crollo del Ponte Morandi. Ma anche strade, sottopassi, piste di aeroporto, ferrovie urbane, metropolitane, ponti. Tutti bloccati. Tutti in attesa di approfondimenti, valutazioni, “project review”, analisi supplementari. È l’Italia dei 5 Stelle che hanno giurato e spergiurato di bloccare i cantieri. Un’Italia che, da Torino a Messina, è ferma. Danilo Toninelli, il ministro ai Trasporti fresco di ultimatum dalla Francia sulla Torino-Lione, detta la linea comportandosi come se i cantieri non esistessero e ci fosse una carta geografica intonsa su cui decidere se aprirli o meno.
Nei Comuni guidati da M5S, Roma, Torino, Livorno, piccoli Toninelli crescono. Linea 6 della metropolitana di Napoli, ad esempio, deve collegare Fuorigrotta a piazza Municipio. Il ministro M5S dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha fermato il cantiere per la camera di ventilazione dopo un’interrogazione di alcuni parlamentari pentastellati. Metro C: inaugurata l’archeostazione di San Giovanni, in realizzazione la gemella di Ambaradan, la talpa della metro C scava in direzione dei Fori Imperiali. Con l’avvento dei 5 Stelle in Campidoglio, però, non è ancora dato sapere con esattezza dove arriverà la tratta. I grillini, dopo mesi di silenzio, hanno promesso che la linea verde della metropolitana arriverà a piazzale Clodio.
Alta Velocità Brescia-Verona: il consorzio Cepav Due va avanti per la sua strada, seguendo l’iter tracciato nei mesi scorsi, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera Cipe che dà il via libera all’opera (24 marzo) e la firma del contratto con le Ferrovie per la realizzazione del primo lotto (6 giugno). Ma Toninelli in estate ha espresso dubbi su tutto quello che è alta velocità. E la pratica in questo momento è ferma al ministero per l’analisi costi/benefici. Si aspettava una risposta a breve ma non ci sono notizie e anzi sembra che tutto vada per le lunghe.
Pedemontana Veneta: è la superstrada a pedaggio di 94,7 km che deve interconnettersi a tre autostrade (A4, A31, A27) attraverso le province di Vicenza e Treviso. Prevede 14 caselli. È la più grande opera a livello nazionale in cantiere – lavori affidati al Consorzio Sis – e interessa 36 comuni. La sua realizzazione è arrivata al 55% e i decreti di esproprio emessi e liquidati toccano l’80% del totale. Il M5S è contrario. Pochi giorni fa il ministro Danilo Toninelli, sfidando il potente governatore leghista Luca Zaia, ha ribadito di non aver mai dato alcun via libera a un’opera di quantomeno dubbia sostenibilità.
La Gronda è un nuovo tratto autostradale a Ponente di Genova fondamentale per liberare dal traffico il nodo autostradale cittadino, peraltro devastato dal crollo del Morandi e dunque, ora, anche interrotto. Ad agosto 2018 era prevista la conclusione del progetto esecutivo, ma non è ancora stato terminato. Anche la Gronda è bloccata dal M5S per due motivazioni, oltre all’istruzione dell’indagine costi-benefici su questa grande opera, il M5S è di fatto contrario all’opera perché a realizzarla doveva essere Autostrade con i denari derivati dall’allungamento della concessione e un lieve aumento dei pedaggi, ma il M5S ha avviato l’iter di revoca della concessione ad Autostrade.
Passante di Mezzo: il progetto prevede l’allargamento in sede portando le due carreggiate della A14 a tre corsie più emergenza, oggi 2 più emergenza, quest’ultima utilizzata come scorrimento in caso di traffico intenso. Il tutto da Borgo Panigale innesto con la A1 fino a San Lazzaro di Savena. Il M5S è contrario al progetto.
Ti-Bre (Tirreno-Brennero): un’autostrada di 85 chilometri che collegherebbe l’autostrada A15 Parma-La Spezia con l’autostrada del Brennero A22. Il corridoio, di cui è stato costruito un primo troncone in provincia di Parma, dovrebbe permettere di collegare il porto di La Spezia, l’Interporto di Parma e l’autostrada del Brennero. Il progetto è avversato da anni da M5S contrario. Lo stesso Danino Toninelli, quando non era ancora ministro, aveva sostenuto che un’alternativa seria e credibile, e molto meno costosa, c’è: “La soluzione su rotaia”. Genio.
Ponte dei Congressi: opera strategica, pensata per fluidificare il traffico in entrata e uscita dalla Capitale in direzione di Fiumicino, cofinanziata dal Cipe e legata alla vicenda dello stadio della Roma (a sua volta bloccato). Dopo quattro anni di rinvii, erano arrivati 28 milioni di euro dalla giunta capitolina. Poi l’esecutivo grillino ha ritirato la sua quota.
Termovalorizzatore A2A: la Sicilia da anni è in emergenza rifiuti e sono state realizzate solo discariche, in gran parte private, senza alcun impianto alternativo. L’impianto della A2A avrebbe consentito di smaltire circa 400mila tonnellate di rifiuti l’anno. Il Movimento 5Stelle ha guidato la protesta contro questo impianto e qualche settimana fa il governo Conte ha dato lo stop definitivo al progetto.
TAP – Trans Adriatic Pipeline: si tratta di un gasdotto lungo 900 chilometri che dalla frontiera greco-turca attraversa Grecia e Albania per approdare sulla spiaggia di Melendugno. Il gasdotto dovrebbe essere completato entro il 2020 e trasporterà fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno in tutta Europa. Attualmente circa l’80 per cento del progetto è stato portato a termine. Restano da completare i lavori sulla spiaggia di Melendugno e il relativo allaccio del gasdotto allo snodo più vicino della rete Snam che si trova a Mesagne. Il Movimento 5 Stelle si è dichiarato da sempre contrario, anche in campagna elettorale.
Nuova pista aeroporto Vespucci: è almeno dagli anni ’80 che si discute di una nuova pista dell’aeroporto di Firenze in grado di evitare il problema dei dirottamenti causa vento e di liberare alcuni quartieri del capoluogo dai sorvoli a bassa quota. Non c’entra niente, dunque, Renzi. Il M5S dice che è un progetto che serve ad arricchire gli amici di Renzi, l’incubo fisso. Ora il progetto, che prevede una pista parallela all’autostrada A11 e una nuova aerostazione con 2.200 posti di lavoro attivabili e un milione di passeggeri in più (da 2,5 a 3,5) è arrivato alla fase finale: il magnate argentino Eurnekian, che ha comprato lo scalo di Firenze e quello di Pisa nel 2014, attende solo l’ultimo ok della conferenza dei servizi per partire coi lavori, che lo Stato dovrebbe finanziare con circa 150 milioni. Il ministro Toninelli, d’accordo con i 5 Stelle toscani, ha però espresso dubbi. Anche un bel pezzo della Lega toscana è d’accordo. E la conferenza dei servizi prevista per il prossimo 9 novembre anziché dare l’ok finale potrebbe sollevare altri problemi tecnici facendo slittare ancora l’opera.
Linea ferroviaria alta velocità Torino-Lione: si tratta di 57 chilometri di galleria per collegare la Francia all’Italia, tunnel dove passerebbero i treni ad alta velocità tra i due Paesi. Dodici chilometri sono in Italia. Sarebbe il cuore della nuova linea ad alta velocità, tagliando i tempi di percorrenza e potendo incrementare il traffico che oggi passa dal tunnel del Frejus, realizzato nell’800 e non più adeguato. Congelata dai M5S: il Def prevede infatti il riesame da parte del governo.
Tunnel del Brennero: qui viene già da ridere ripensando alla misera gaffe di Toninelli. Comunque, la Galleria di Base del Brennero è una galleria ferroviaria di 55 km che collegherà Fortezza (Italia) a Innsbruck (Austria). In prossimità di Innsbruck si interconnetterà con la circonvallazione ferroviaria esistente ed assumerà un’estensione totale di 64 km, divenendo così il collegamento sotterraneo più lungo al mondo. I lavori, affidati all’Ati Strabag/Salini-Impregilo, sono iniziati nel settembre 2014. Attualmente sono operativi quattro cantieri: due in Italia e due in Austria. Il ministro Riccardo Fraccaro, plenipotenziario M5S in Trentino Alto Adige, ha chiesto il 20 ottobre di fermare i lavori del tunnel del Brennero perché i costi superano i benefici dell’opera. Solo secondo lui, ovviamente.
Tav Verona-Padova: la prosecuzione della linea ad alta velocità/alta capacità Brescia-Verona include il nodo di Vicenza. Fortemente voluta dalla Regione e dagli industriali veneti è parzialmente progettata e finanziata. L’iter più avanzato è quello della tratta Verona-Bivio Vicenza: il progetto definitivo, 2,7 miliardi di euro, è stato approvato. Ma il no di M5S è categorico. La Tav Verona-Padova è inutile. La soluzione alternativa è il potenziamento della linea esistente.
Terzo valico dei Giovi: Il Terzo valico dei Giovi è una nuova linea ad alta capacità veloce che consentirà di potenziare – anzi, dopo il crollo del ponte Morandi, di sbloccare – i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e dell’Europa. L’opera ha l’obiettivo di trasferire consistenti quote di traffico merci dalla strada alla rotaia. La linea, lunga 53 km, di cui 36 in galleria, interessa 14 Comuni delle province di Genova e Alessandria, e collegherà Genova a Tortona superando la cornice appenninica, con una galleria di valico di 27 km e con pendenza massima del 12 per mille.
I lavori, iniziati nel 2012, dovrebbero terminare nel 2022. L’opera è stata realizzata per oltre il 30%, il ministro Danilo Toninelli ha bloccato i fondi per finanziare il quinto lotto, già stanziati, per istruire un’indagine costi-benefici dell’opera e valutarne il completamento o il blocco. I lavoratori (3000 posti a rischio tra Liguria e Piemonte) minacciano di occupare i cantieri. I 6,2 miliardi di euro sono suddivisi in 6 lotti, di cui 4 già finanziati (4,4 miliardi di euro).
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