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Italia, studiare è un lusso per ricchi. Ecco cosa dicono i dati e come ci piazziamo in Europa

La situazione economica in Italia sta diventando sempre più critica per i cittadini, con un costo della vita in continuo aumento e stipendi che, in termini reali, non sono migliorati rispetto a 30 anni fa. La propensione al risparmio ha raggiunto il minimo storico, come evidenziato dai dati dell’Istat, a causa del crollo del potere d’acquisto. Questo fenomeno sta mettendo in difficoltà un numero crescente di famiglie. Gli aumenti dei prezzi colpiscono soprattutto i beni di prima necessità, mettendo a rischio anche alcuni diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. Uno degli ambiti più colpiti è il diritto allo studio. I padri fondatori della Repubblica Italiana, inserendo questo diritto nella Costituzione, non avrebbero mai immaginato che diventasse una prerogativa delle fasce più ricche della popolazione. Oggi, accedere a un’istruzione superiore di qualità, che può garantire buone opportunità di lavoro, è sempre più difficile per le famiglie meno abbienti.

Lo confermano i dati sui costi degli studi universitari. L’Italia è il Paese con la minor percentuale di laureati in Europa: il 21,9% contro il 32,5% dell’Unione Europea (dato del 2022). E visti i costi che le famiglie si trovano a sostenere per far studiare i propri figli, la cosa non può stupire. Da uno studio del Ministero dell’Università risulta che, negli ultimi 10 anni, le tasse universitarie hanno subito un incremento spaventoso. Per la prima volta, si è superata la soglia dei 2000 Euro annui per chi paga. Anche per assicurare gli studi agli esonerati per merito (pochi) e per reddito. Alcuni atenei hanno aumentato i costi anche del 25% in un anno. Le Università statali hanno contenuto gli aumenti a un più modesto 1,5%, ma il costo per frequentarle è di circa 1.500 Euro annui. E a questi numeri bisogna aggiungere, per gli studenti fuori sede, le spese ormai insostenibili per alloggi spesso introvabili o a stanze affittate a prezzi esorbitanti.

Il costo dell’istruzione superiore in Italia, soprattutto nelle università private e nei prestigiosi atenei del Nord, rappresenta un serio ostacolo per molti studenti e le loro famiglie. Le università non statali, in media, costano 4.427 euro all’anno, con incrementi significativi registrati negli atenei del Sud. Tuttavia, è al Nord che studiare è più caro: ad esempio, la Statale di Milano costa oltre 2.000 euro all’anno, così come le università pubbliche di Varese e Pavia.

Gli stdenti protestano dentro una tenda da campeggio contro i rincari degli affitti davanti alla Sapienza a Roma, 10 maggio 2023. ANSA/Annachiara Mottola

Nel 2022, solo il 31,2% dei giovani italiani tra i 25 e i 29 anni aveva una laurea, rispetto al 41,2% della media europea. Questa discrepanza è particolarmente impressionante quando si confrontano i costi dell’istruzione: in Italia, la media per accedere a una laurea triennale in un’università pubblica è di 1.592 euro all’anno, mentre in Francia si pagano 180 euro all’anno (256 euro per un master) e in Germania solo 50 euro. La laurea magistrale in Italia costa, in media, 1.733 euro, un dato significativamente più alto rispetto al resto del continente.

Questi costi elevati non penalizzano solo gli studenti, ma anche il sistema Paese nel suo complesso. L’istruzione superiore è un fattore chiave per la crescita economica e sociale, e l’accesso limitato ad essa può avere conseguenze a lungo termine sulla competitività e l’innovazione.

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