La commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ci mette la faccia e con una lunga intervista a Repubblica interviene sulla questione migranti che sta di nuovo preoccupando l’Italia. Da un lato promette l’impegno dell’Ue per aiutare l’Italia, e i paesi cosiddetti di “primo ingresso”, in vista dell’estate; dall’altro conferma la volontà di “bloccare le partenze”, chiedendo un’azione maggiore ai Paesi di origine. “Sto contattando i governi dell’Unione per mettere i piedi un sistema di ridistribuzione volontario e provvisorio per aiutare l’Italia ad affrontare l’estate”, assicura la commissaria nell’intervista, sottolineando però di non sapere ancora in che modo verrà attuata questa ridistribuzione volontaria. (Continua a leggere dopo la foto)
“Un accordo come quello di Malta del 2019? – risponde Johansson – Sto sondando quanta voglia ci sia tra i partner di impegnarsi. Penso che l’Italia riceverà un aiuto con la redistribuzione, ma al momento non posso dire di più. Intanto lavoriamo per bloccare le partenze”. Fondamentale, secondo la commissaria, che l’Italia riceva solidarietà europea. Il riferimento è alla nuova riforma sulle politiche migratorie, ancora al palo per i veti incrociati tra i paesi di Visegrad e quelli del Mediterraneo: “Abbiamo imparato che la ridistribuzione volontaria non è abbastanza e dunque l’approvazione della riforma delle politiche migratorie con i ricollocamenti obbligatori è essenziale”. (Continua a leggere dopo la foto)
Una riforma che però, specifica, non potrà essere chiusa entro l’estate. Sul blocco delle partenze, Johansson sottolinea che sta già “parlando con le autorità libiche e con il governo ad interim di Abdel Hamid Dbeibah” e che “ci sono riscontri e opportunità positive”. Un impegno senza precedenti da parte di un rappresentante europeo. “Sono pronta a impegnarmi per esplorare la possibilità di chiudere un nuovo accordo con la Libia senza aspettare le elezioni di dicembre“, prosegue ancora Johannson. (Continua a leggere dopo la foto)
“Abbiamo riscontri molto positivi con il governo ad interim, ci sono opportunità di lavorare bene con Tripoli – continua – Detto questo, ogni Paese ha le sue specificità, non si può fare un copia incolla di altre intese come quella con la Turchia. La Libia ha anche bisogno di strumenti e capacità nella gestione dei migranti e inoltre è inaccettabile lasciare le persone nei campi in cui oggi sono rinchiuse”.
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