Un approccio morbido: è quello suggerito da Sergio Marchionne a proposito dell’auto elettrica. L’amministratore delegato di FCA lo ha proposto durante il conferimento della Laurea magistrale honoris causa in Ingegneria Meccatronica da parte dell’Università di Trento.
Un modo di affrontare l’evoluzione nel settore automobilistico che forse non piacerà a chi pensa che sia necessario affrettare la transizione verso un mezzo che potrebbe comportare notevoli benefici a livello ambientale, ma che più di un addetto ai lavori ha interpretato come ineluttabile per un marchio che in questi anni non ha esattamente brillato nella proposta di modelli in grado abbattere i livelli di inquinamento che continuano a porre un’ipoteca non da poco sul pianeta.
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Un’arma a doppio taglio
Nel corso della sua lectio magistralis, lo stesso Marchionne non ha potuto fare a meno di riconoscere come il settore dei trasporti si trovi attualmente in prossimità di una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione di cui però non è dato conoscere gli esiti, rendendo impossibile prevedere cosa sarà accaduto da qui a uno o due decenni.
Se l’auto elettrica è attualmente considerata il logico sviluppo di questa rivoluzione, secondo il numero uno di FCA non è detto però che non possa essere soppiantata da altre soluzioni. Anche perché quella che oggi sembra una meraviglia tecnologica potrebbe in realtà rappresentare un’arma a doppio taglio.
I pericoli su cui nessuno sembra intenzionato a puntare il dito, sono in particolare quelli derivanti dal fatto che l’orientamento prevalente sembra quello teso a forzarne l’introduzione a livello mondiale, senza però prima aver rivoluzionato il settore energetico, spostandone il baricentro dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Sino a dichiarare di reputare più utile riservare maggiore attenzione alle possibili migliorie che potrebbero essere apportate ai motori tradizionali e alla diffusione sempre più larga di carburanti alternativi, partendo magari dal metano.
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Un inedito alleato: Putin
Il discorso di Marchionne sembra trovare un inedito alleato in Vladimir Putin, il leader russo che, durante la Russian Energy Week tenuta a Mosca, ha risolutamente affermato come in fondo l’auto elettrica non risolva alcun problema ove l’energia sia prodotta da combustibili fossili. In pratica, quindi, anche Putin afferma che occorrerebbe prima pensare a potenziare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e poi pensare alla produzione di auto elettriche.
Inoltre Putin, stando alle dichiarazioni tradotte da Jalopnik, avrebbe affermato come il gas naturale possa rappresentare un combustibile molto più sicuro per l’ambiente rispetto alle auto elettriche, almeno sino quando il modello di produzione dell’energia non muterà le sue prospettive in maniera sensibile.
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Renault non sembra dello stesso avviso
Va però registrato come praticamente in contemporanea con le parole di Marchionne e Putin, Renault abbia annunciato la sua intenzione di puntare con grande forza sull’auto elettrica. Il marchio transalpino, infatti, punta a vendere 5 milioni di veicoli nel 2022, dando vita ad un aumento del 44% rispetto al 2016. Ove riuscisse nell’impresa, vorrebbe dire che il suo parco macchine sarebbe in quel lasso temporale per una buona metà elettrico o ibrido, un dato che si accompagnerebbe ad una larga robotizzazione e automazione dei veicoli prodotti.
Il piano industriale che dovrebbe consentire tutto ciò è stato denominato “Drive The Future” e prevede a livello di ricavi il conseguimento di 70 miliardi di euro all’anno, con margini operativi attestati intorno al 7%. Proprio per fornire solide basi a questi propositi, la casa francese ha deciso di riservare risorse sempre più incisive al settore ricerca, in particolare destinate al settore elettrico, stanziando ben 18 miliardi di euro per i prossimi sei anni.