Nella lotta contro il tempo che l’Europa ha intrapreso, con convinzione ma non troppa celerità, per tamponare l’emergenza coronavirus e aiutare le economie in ginocchio a rialzarsi, non sono mancate le critiche al modo in cui la Bce, la seconda banca centrale più potente al mondo, ha elargito una cifra da capogiro (1.308 miliardi) a 742 istituti sparsi per il territorio dell’Europa. Soldi finiti ad altre banche, insomma, e non direttamente ai cittadini.
Un’operazione dalle dimensioni colossali durante la quale
agli istituti italiani sono andati oltre 178 miliardi. La parte del leone l’hanno fatta le due banche made in Italy a rischio sistemico: Unicredit che ha ottenuto 94,3 miliardi e Intesa San Paolo con 35,8 miliardi (le altre sono Banco Bpm 22 miliardi, Bper 14, Ubi Banca 12). Il tutto mentre continua invece il temporeggiamento su quel Recovery Fund che dovrebbe correre in soccorso delle imprese e dei lavoratori e del quale si vedranno i frutti con calma, non prima del 2021. Scrive Luca Ciarrocca, direttore del Wall Street Journal Cina, sulle pagine del Fatto Quotidiano: “S
e la grande politica viene lasciata ai banchieri, si alimentano solo le disuguaglianze, senza stimolare la crescita economica. Se l’Europa fosse un’istituzione con una sua dignità civica e politica creerebbe denaro per la gente, non per i mercati finanziari e il sistema bancario. Quei soldi li regalerebbe direttamente a noi, mentre ora arrivano solo a banksters, finanzieri, intrallazzatori, speculatori, faccendieri, aziende zombie che restano in vita solo grazie al metadone monetario”.Il rischio è che i milioni di euro, tanti, immessi negli istituti vengano utilizzati per far lievitare i prezzi delle azioni e delle obbligazioni, formando nuove bolle che diano il via ai soliti errori in sequenza. Soldi che invece, oltre all’ipotesi di trasferimenti diretti alle famiglie, potevano servire per finanziare le infrastrutture. La conferma che l’Europa, in queste settimane, ha davanti un banco di prova fondamentale per la sua stessa sopravvivenza. Minare ulteriormente la propria credibilità potrebbe significare condannarsi all’estinzione.
Germania, il contagio nei mattatoi dei lavoratori-schiavi