Un accordo appena raggiunto e già a rischio, quello sulla Brexit. Approvato dal Consiglio Europeo e ora in attesa del via libera da parte del Parlamento britannico, con la spada di Damocle, però, delle rimostranze dell’Iralanda che potrebbe addirittura andare verso una clamorosa bocciatura. Due le novità principali previste dall’intesa: la frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda che si sposta in mare e un nuovo regime sull’Iva.
L’accordo prevede che il Regno Unito lascerà l’unione doganale e in futuro sarà libera di stringere accordi con altri Paesi. Nascerà una barriera doganale tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, che resta nell’Ue, ma in pratica la barriera sorgerà nel mare che divide le due entità geografiche, la Gran Bretagna e l’isola d’Irlanda. I dazi sui beni che arrivano in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna non dovranno essere pagati automaticamente, ma ovunque esista la possibilità che una merce possa essere successivamente trasportata nella Repubblica d’Irlanda (che fa parte dell’unione doganale europea e, quindi, nell’Ue) scatterà il dazio.
Una parte dell’Irlanda, però, non vede di buon occhio la formula e si dice già pronta a dare battaglia, mettendo a rischio il delicato passaggio. Si tratta, nello specifico, degli unionisti del Dup, il Democratic Unionist Party: a loro dire, infatti, gli accordi voluti dal premier britannico Boris Johnson metterebbero a rischio gli storici patti del Good Friday Agreement, quello che segnò la pace tra Irlanda e Irlanda del Nord.
Lo storico trattato prevede infatti la possibilità da parte dell’Irlanda di porre il veto su decisioni che riguardano l’Irlanda del Nord, un potere che viene messo in discussione negli accordi sulla Brexit. Inaccettabile, inoltre, che il confine venga spostato arbitrariamente in mare senza che gli unionisti possano esprimersi, come inaccettabile è che Belfast resti agganciata per anni all’Ue.
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