Neanche il tempo di tributare un doveroso ricordo, diventato virale sui social di ogni parte del mondo, al campione scomparso qualche giorno fa in un incidente, che il campo da basket napoletano di Montedonzelli è tornato inagibile.
L’immagine del campetto partenopeo con la scritta Kobe in giallo e viola in onore di Kobe Bryant ha fatto il giro del mondo, insieme alla notizia del memorial day che vi si sarebbe tenuto per salutare il campione precipitato in elicottero insieme alla figlia Gianna e ad altre persone. La cerimonia, a cui hanno partecipato centinaia di appassionati di pallacanestro, si è infatti tenuta in via del tutto eccezionale, con permessi provvisori, perché il campo di Montedonzelli non ha le autorizzazioni per stare aperto e venire utilizzato per giocare a basket.
Un’altra storia di ordinaria burocrazia italiana: il campetto abbandonato non si può utilizzare perché mancano i pareri, le scartoffie, i permessi, le firme. Perché servono “l’ordinaria manutenzione” e la “messa in sicurezza” di cui nessuno si assume la responsabilità. Poco importa se sotto gli occhi del mondo intero è finito quel campetto con la scritta Kobe in giallo e viola: passato il memorial day, il piccolo impianto è tornato nel degrado in cui si trovava in precedenza, tra transenne divelte, luci mancanti e il cartello con l’ordinanza di chiusura fatta sparire. Il ritrovo ideale per drogati che vanno al campetto a bucarsi. E anche la scritta e i murales dedicati al Mamba Nero ora sono a rischio.
Da una parte ci sono i comitati dei cittadini che chiedono di riaprirlo, dopo averlo illuminato e messo in sicurezza, e si offrono di occuparsene per tenerlo pulito e per gestirlo. Dall’altra c’è la burocrazia lenta e macchinosa che anche in questo caso blocca l’iter della pratica: il fascicolo è fermo dal 2018, quando un’ordinanza comunale ha chiuso il campo per inagibilità. E a nulla sarà servito l’impegno del quattordicenne Francesco Sow, che ha portato a Montedonzelli l’americano Nick Ansom, presidente della Venice Basketball League, che di mestiere aggiusta i campetti di strada nel mondo e che ha fatto realizzare la scritta Kobe diventata virale. La cerimonia del memorial day, i napoletani lo sanno, è stata una forzatura, perché il campetto non aveva i permessi per stare aperto ed ospitare tante persone e solo un escamotage dell’Ufficio tecnico del Comune ne ha permesso lo svolgimento. Adesso, però, è tornato tutto come prima. In attesa che la burocrazia sblocchi i lavori e che si proceda, forse un giorno, al bando dell’affidamento dell’impianto che ora porta il nome della stella del basket morta giorni fa.
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