Mentre la costa est degli Stati Uniti si prepara all’impatto devastante dell’uragano Florence, in California, giustamente, si discute di cambiamenti climatici e si lancia quella che sembra essere una vera sfida a Donad Trump e agli Stati Uniti interi. Si prendono impegni per coordinare azioni finalizzate ad andare oltre gli obiettivi fissati per il 2020, tagliando le emissioni di CO2 e generando un vero e proprio “movimento dal basso”. California che devastata da una serie incendi – 6153 ad oggi – causati anche da anni di siccità, continua ad essere in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici con iniziative, come il Global Climate Action Summit, il primo meeting ad alto livello pensato anche per le imprese, i governi subnazionali e i leader locali.
Sfidando Donald Trump, il governatore democratico della California Jerry Brown ha ratificato una legge approvata dal parlamento locale per produrre entro il 2045 energia senza alcuna emissione di gas ad effetto serra. “Con questa legge, la California è sulla buona strada per rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi e per andare oltre”, ha commentato Brown firmando il testo. La California è considerata come la quinta economia mondiale.
Legge voluta dal Governatore Brown, dunque, dopo la firma dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015. A pochi mesi dalla fine del suo ultimo mandato, la sua mossa ha anche il sapore della presa di posizione nei confronti del Presidente Trump che ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo. “Non tutto– dice Brown –può essere ordinato dall’alto”, lanciando una sorta di federalismo climatico, di cui la California ha fatto una priorità firmando anche, pochi giorni fa la legge che prevede che entro il 2045 tutta l’energia prodotta e consumata nello Stato provenga da fonti rinnovabili.
Cinque le tematiche del Summit: sistemi energetici sani; comunità sostenibili; crescita economica inclusiva; gestione del territorio e degli oceani e investimenti per il cambiamento climatico. A parlare anche l’ex vice Presidente Al Gore, l’ex Segretario di Stato Jonh Kerry , ma anche attori, Alec Baldwin, imprenditori, il presidente di Starbucks, i sindaci di tante città nel mondo, incluse ovviamente San Francisco e Los Angeles. Il rifiuto di Trump di riconoscere l’esigenza di combattere il cambiamento climatico attraverso l’azione governativa ha riportato il tema in testa allo scontro ideologico nella politica statunitense ma anche globale.
La California spera di ritagliarsi un ruolo che nessuno ha mai avuto prima, quello di spingere il resto del Paese a seguire altre nazioni del mondo, per far rispettare l’impegno preso a Parigi. A conclusione del Global Climate Action Summit in California, i leader di moltissime aziende, le amministrazioni locali e la società civile hanno assunto oltre 500 impegni e concluso in atto nuovi e dettagliati piani comuni per ridurre le emissioni globali.
Il vertice si è concluso con un appello ai governi affinché cresca l’ambizione delle politiche climatiche per garantire a tutti un futuro sicuro. “In questa settimana è cresciuto lo slancio verso un’azione audace al prossimo round dei colloqui sul clima delle Nazioni Unite”, ha detto Manuel Pulgar-Vidal, leader delle pratiche climatiche ed energetiche globali del WWF e membro del comitato consultivo del Summit. “Una marea di aziende e governi locali hanno intensificato i propri sforzi per affrontare la sfida climatica. Ora i governi possono arrivare in Polonia con un maggiore slancio e trovare il coraggio di impegnarsi per ridurre maggiormente le emissioni, in modo da avvicinarci all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi”.