Il Fatto Quotidiano dovrà risarcire Maria Elisabetta Alberti Casellati con la cifra di 38mila e 200 euro. È quanto ha stabilito il tribunale che ha condannato per il reato di diffamazione il direttore del giornale, Marco Travaglio, insieme a due giornalisti della testata, Carlo Tecce e Ilaria Proietti. A costare caro ai tre condannati sono stati diversi articoli, pubblicati negli ultimi anni, dove la presidente del Senato in quota Forza Italia veniva sempre descritta con termini non proprio edificanti.
“Ho vinto la causa di diffamazione contro i giornalisti del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, Ilaria Proietti e Carlo Tecce”, esulta dunque Maria Elisabetta Alberto Casellati. La società editrice del Fatto Quotidiano e i tre giornalisti appena citati dovranno adesso sborsare 25mila euro a titolo di risarcimento danni. A questa cifra dovranno aggiungere 2mila euro ciascuno come riparazione pecuniaria. Infine, dovranno pagare un rimborso spese di 940,90 euro, più 7.254 euro tra onorari degli avvocati e altre spese.
Inoltre, la sentenza appena emessa dovrà essere per forza pubblicata su Corriere della Sera, Il Gazzettino, Il Mattino e lo stesso Fatto Quotidiano, naturalmente “a cura e spese dei convenuti”. Tra i titoli degli articoli che hanno contribuito alla sentenza di condanna contro Travaglio e colleghi del Fatto, ci sono ‘Le marchette di Mamma Casellati alla figlia Ludovica’ del 17 novembre 2019. Oppure ‘Bestemmie & cazziatoni. È Casellati show al Senato’, del 20 giugno 2020.
E ancora, ‘Elisabetta Casellati cuore di mamma (e di megavitalizio)’, dell’11 dicembre 2019. Oppure l’editoriale del direttore Travaglio, scritto il 10 dicembre 2019, e intitolato ‘La lettera minatoria’. Lettera davvero spedita dalla Casellati, ma in cui i giornalisti venivano informati dell’avvio della procedura di mediazione nei loro confronti. Insomma, secondo il giudice, la presidente berlusconiana del Senato è stata sicuramente diffamata da quegli articoli. “Il tribunale ci condanna ad arrotondare lo stipendio e il vitalizio della statista padovana”, commentano a denti stretti Travaglio e soci.
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