Il no all’arresto di Carola Rackete era legittimo. A stabilirlo è stata la Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Agrigento contro l’ordinanza che il 2 luglio del 2019 aveva rimesso in libertà la comandante della Ong Sea Watch Carola Rackete. La nave era arrivata nel porto di Lampedusa dopo aver forzato il blocco delle autorità e per questo motivo la sua comandante era stata inizialmente arrestata ma poi liberata nei giorni successivi.
Secondo il gip Alessandra Vella, la Rackete non aveva commesso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, contestato alla comandante per quanto avvenuto il 29 giugno con la forzatura del blocco della Guardia di finanza. In seguito alla manovra per approdare nel porto, la Sea Watch aveva leggermente urtato una motovedetta delle Fiamme Gialle. Secondo il gip, comunque, il reato di resistenza a pubblico ufficiale era stato giustificato dalla scriminante di aver agito “all’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare.Per questo Carola, ai domiciliari dopo l’approdo a Lampedusa, era stata scarcerata nei giorni successivi. Anche se la Cassazione avesse ribaltato la decisione del gip accogliendo il ricorso, comunque, Rackete sarebbe rimasta in libertà. Per quanto riguarda le motivazioni della Cassazione sulla sentenza, il deposito dovrebbe avvenire nel giro di trenta giorni. Alessandro Gamberini, avvocato di Carola Rackete, parla di “grande soddisfazione per un provvedimento coerente da un punto di vista istituzionale e giuridico”.
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