C’è un’Italia che si staglia decisa di fronte al governo gialloverde, pronta a ribadire il suo no deciso alle ultime iniziative di Lega e Movimento Cinque Stelle. Un Paese che non indossa la toga, come teme Di Maio all’attacco in queste ore della magistratura, ma la più classica tonaca. La Cei, Conferenza episcopale italiana, ha infatti riservato parole per niente lusinghiere al decreto sicurezza voluto da Salvini, con il presidente Gualtiero Bassetti a dirsi alquanto preoccupato “dall’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e anche dalla loro riduzione, perché in questo modo si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto. Mi preoccupa anche l’espulsione legata anche al primo grado di condanna. Scelta non proprio in linea con la Costituzione”. Se non è una bocciatura, poco ci manca.
Che i rapporti tra la Chiesa e il governo non fossero dei migliori lo si era d’altronde capito da tempo. Dal caso Diciotti, per la precisione, quando dopo giorni di polemica ferocissima la Cei si era fatta avanti con le proprie strutture e diocesi per accogliere i migranti sbarcati dopo giorni di attesa nel porto di Catania. Presa di posizione per nulla gradita dalle parti del Carroccio. Attaccato ora sull’ormai celebre decreto che porta il suo nome, Matteo Salvini ha deciso di non nascondersi e da Tunisi, dove si trovava, ha risposto agli esponenti del mondo cattolico che puntavano il dito contro di lui: “A me fa piacere che ci sia tanta gente in Vaticano e no che si occupa di chi sbarca in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli in casa loro”. Uno a uno, palla al centro.
Lo scontro con la Chiesa preoccupare però non poco Salvini: l’ultima visita del Papa nel sud Italia ha confermato ancora una volta quanto il mondo cattolico sia centrale nei dibattiti che interessano il nostro Paese e i contrasti con la Lega, soprattutto su tematiche come l’immigrazione, sono evidenti e difficilmente sanabili. Il bastone della Cei non ha però colpito soltanto la parte verde dell’esecutivo: “Il reddito di cittadinanza? – ha aggiunto il cardinal Basetti – Quando uno fa delle cose buone non posso parlarne male, ma non ci si può fermare lì senza rimettere in moto la macchina del lavoro. Certo, se quello muore di fame, gli servirà. Certo, se portano tutte le pensioni a 700 euro… però bisogna stare anche attenti a non incrementare troppo il debito pubblico. Nel breve termine, magari, potremmo ricavarne un vantaggio, ma poi chi lo paga questo debito, i nostri figli?”. Parole dirette, ovviamente, ai Cinque Stelle e alla loro manovra-simbolo, tra le cause principali del grande consenso elettorale ricevuto alle ultime elezioni.
Salvini, non farti chiamare nazionalista: sei al servizio di potenze straniere…