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L’ombra di Sant’Egidio sulla Libia: i colpi della Comunità al governo italiano, un caos dietro il quale Macron se la ride

C’è una battaglia, anzi ce ne sono un paio, che si combattono per la Libia ma lontano dalla Libia. La prima vede scontrarsi Italia e Francia in un crescendo di tensioni: il nostro Paese ospiterà, il 12 e il 13 novembre, una conferenza a Palermo che ha lo scopo di dare stabilità allo stato africano e il fine meno esplicito di sancire un avvicendamento di leadership, scavalcando i cugini al di là delle Alpi. Idea che a Macron piace poco e niente, e che vede il governo francese deciso a giocarsi le sue carte fino all’ultimo per non rimanere fuori dalla partita.

Non è un caso che lo stesso Macron abbia in agenda un incontro con Trump e Putin (a parole favorevoli alle iniziative italiane) nelle ore che precederanno la conferenza in Sicilia. Come è difficile immaginare che la Libia non si trasformerà in argomento principale della conversazione tra i tre leader.

Al fuoco che arriva da oltre i confini si è aggiunto però quello amico, non meno preoccupante per l’esecutivo gialloverde. In particolare quello proveniente dalla comunità di Sant’Egidio, nata sul finire degli anni ’60 per iniziativa di Andrea Riccardi e diventata con gli anni sempre più potenti, tanto da aver giocato secondo la stampa italiana un ruolo chiave nella nascita del governo Monti nel 2011. Il movimento ha organizzato il 22 e 23 ottobre un incontro nel sud della Libia, riunendo varie tribù tra cui tuareg, tebu e arabi.

Un’iniziativa per niente gradita anche dal governo di Tripoli, che ha visto organizzare l’evento sul suo territorio senza nemmeno una richiesta di autorizzazione. E che preoccupa, scrive La Verità, “perché sono noti i buoni rapporti tra la Comunità di Sant’ Egidio e Macron che, raccontano fonti diplomatiche, da tempo conta sul movimento di Riccardi proprio per gestire il Fezzan”, area particolarmente delicata a causa della frammentazione.La Comunità ha gettato così ulteriori elementi di disturbo in un momento in cui il governo si prepara a ospitare a Palermo Fayez Al Serraj, presidente del governo riconosciuto a livello internazionale con sede a Tripoli, e Khalifa Haftar, generale in ascesa alla guida dell’Esercizio nazionale libico che controlla la Cirenaica da Bengasi. Azioni che rientrano in una strategia più ampia.

Sul fronte libico, Sant’Egidio aveva già giocato un ruolo chiave nei rapporti Chiesa-Salvini, prima attaccando la aspramente la Lega e poi dando il là a un armistizio tra le due parti: il Carroccio, non a caso, aveva visto tornare il sereno sotto il cielo cattolico dopo aver fatto propria la proposta dei corridoi umanitari della Comunità. Ora il nuovo affondo contro il governo, con nel mirino i fondi Ue per la Libia che non possono essere sbloccati senza gli uffici della Cooperazione allo sviluppo italiana alla Farnesina.Soldi che fanno parte di una partita che la Comunità punta a giocare, anche grazie alla collaborazione del viceministro alla Cooperazione Emanuela Del Re, proveniente da quella Link Campus University che è diventato prezioso bacino per Luigi Di Maio al momento di formare la sua squadra di governo e che è nato per iniziativa dell’ex Dc Vincenzo Scotti.

Le mosse della Comunità potrebbero contribuire a creare proprio quel cortocircuito diplomatico su cui punta Macron per dare scacco all’Italia in Libia. O almeno, questa è la minaccia che deve risuonare nelle orecchie degli esponenti del governo italiano, costretto ancora una volta a fare i conti con quel mondo di Sant’Egidio definito dall’Espresso “impenetrabile per tutti, persino per il Papa, eppure potentissimo”.

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