Per la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, la Russia è responsabile dell’omicidio Aleksander Litvinenko. Piena colpevolezza, dunque, per l’ex spia del Kgb avvelenata nel 2006 mentre si trovava nel Regno Unito, nazione dove si era rifugiato dopo una lunga fuga di ben 6 anni. L’uomo era stato avvelenato con il polonio 210, un raro isotopo radioattivo, mentre si trovava a Londra.
Un caso che aveva scatenato subito feroci polemiche, con la Russia che aveva però sempre negato il suo coinvolgimento. Nel 2016 un’inchiesta britannica aveva ipotizzato che l’assassinio fosse stato opera dell’intelligence russa, tesi che è stata oggi confermata dalla Corte di Strasburgo: gli agenti avrebbero infatti agito per conto del governo che non ha fornito “alcuna altra spiegazione soddisfacente e convincente” per smentire l’ipotesi.
Sempre secondo la Corte europea, un altro indizio di colpevolezza sono stati i tentativi di giustificare l’omicidio come “ricorso alla forza assolutamente necessario” previsto dal comma 2 dell’articolo 2 della Convenzione di Strasburgo. La Russia dovrebbe pagare un risarcimento di oltre 100mila euro alla famiglia di Litvinenko e altri 22 mila e 500 per le spese legali.
Arrivato in Inghilterra nel 2000, Litvinenko era stato naturalizzato cittadino britannico e aveva lavorato per l’MI6, l’intelligence del Paese, rivelando informazioni inedite sul coinvolgimento della Russia in alcune vicende di importanza internazionale, come le esplosioni dei condomini in tutta la Russia nel 1999 (poi utilizzati come segno della minaccia terroristica a giustificazione dell’invasione della Cecenia) e i legami tra Putin e il clan malavitoso di Pietroburgo Tambov.
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