La crisi di ascolti che ha colpito la Rai potrebbe presto avere conseguenze devastanti per l’emittente pubblica. Come è ormai noto, Viale Mazzini per molti anni ha costituito un punto di riferimento per giornalisti, attori, presentatori, registi e tecnici. Essere assunti in Rai equivaleva in pratica ad avere il biglietto vincente della lotteria, quello capace di garantire la svolta della propria vita professionale.
Una situazione che però ha creato un buco di dimensioni sempre più vaste, come del resto affermato dalla <b>Corte dei Conti, in una recente relazione tesa ad analizzare la gestione finanziaria del 2015.
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La relazione della Corte dei Conti
Non solo crisi di ascolti, ma anche di carattere finanziario, almeno stando alle conclusioni della magistratura contabile. Se infatti i conti di Rai Spa fanno registrare una perdita meno netta rispetto all’anno precedente, passando da 203,4 a 45,9 milioni, sempre di perdita si tratta. In lieve flessione anche i ricavi netti, calati di 14,4 milioni, nonostante la crescita delle entrate da canone, quasi cinquanta milioni in più, e i proventi pubblicitari, calati di circa 10 milioni.
Anche il gruppo Rai perde 25,6 milioni, riducendo il passivo dai 175,8 milioni fatti registrare nel corso dei dodici mesi precedenti.
Un vero e proprio esercito
La relazione della Corte dei Conti riesce a dare soltanto un ritratto parziale di cosa sia effettivamente la Rai oggi. Per farlo al meglio è il caso di andare ad analizzare con attenzione la voce riguardante il costo del personale, dal quale si evince come nell’anno di riferimento, la televisione pubblica avesse al proprio servizio un vero e proprio esercito, con stipendi in leggero calo e attestati poco sotto la soglia del miliardo, sfondata in precedenza. Un dato cui contribuiscono distorsioni del tutto evidenti, come quelle consistenti nell’inviare magari tre troupe per coprire un singolo evento e raccontare le stesse vicende, senza alcuno sforzo di razionalizzazione.
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Una vera e propria fuga
I conti disastrati della Rai, vanno poi ad innestarsi nel quadro di una vera e propria fuga degli spettatori che non a caso ha fatto parlare di crisi di ascolti. La platea di utenti si riduce sempre di più e, in particolare, sono i più giovani ad evitare accuratamente la programmazione pubblica, vista evidentemente troppo legata a schemi del passato e incapace di restituire un’idea di cosa sia oggi il nostro Paese. Un dato che preoccupa non poco, trattandosi in fondo degli spettatori del futuro.
Il problema della politica
La relazione della Corte dei Conti, va vista anche nell’ottica di una situazione politica molto particolare, con le elezioni politiche ormai alle porte. In un quadro simile è del tutto comprensibile come i partiti non intendano assolutamente cedere le proprie fette di potere all’interno dell’azienda, che potrebbero tornare utili proprio in campagna elettorale, quando la propaganda sarà chiamata a svolgere la sua funzione attrattiva verso l’elettorato in libera uscita. Anche la vicenda relativa a Antonio Campo Dall’Orto, l’amministratore delegato sfiduciato dal consiglio d’amministrazione nonostante fosse riuscito a riportare sui giusti binari la Rai, dimostra come la politica abbia tutta l’intenzione di continuare a spadroneggiare, a costo di mandare gambe all’aria i conti dell’azienda. Il tutto mentre l’opinione pubblica sembra sempre più stanca di dover foraggiare quella che è ormai vista come l’ennesima mangiatoia, provocando con la sua disaffezione la crisi di ascolti in atto.
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