Una battaglia che continua quella che vede al centro l’Ilva di Taranto, la società che si occupa della produzione e trasformazione dell’acciaio e che è al centro di una polemica senza fine, complessa tanto sul fronte politico quanto sotto l’aspetto delle conseguenze ambientali e sanitarie. Proprio in queste ore, a riaccendere la rabbia dei cittadini è stata la diffusione dei dati epidemiologici pubblicati dall’Ona Onlus che, a fronte della diffusione di patologie rilevata, ha chiesto al governo di intervenire e bonificare il sito. Un’analisi che anticipa nuovi ricorsi all’autorità giudiziaria.
“Torniamo a chiedere la bonifica dell’amianto per fermare la strage di patologie asbesto correlate. Chiediamo anche di istituire un polo oncologico per la cura di coloro che si sono ammalati e che purtroppo si ammaleranno. Serve l’intervento dell’esecutivo, anche attraverso una decretazione d’urgenza. Questa strage va fermata” scrive l’Osservatorio Nazionale Amianto. L’Ona, da sempre in prima fila nella battaglia in corso sul territorio ionico, ha denunciato 472 casi di mesotelioma registrati nella sola città di Taranto nel periodo dal 1993 al 2015, il 400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie Ilva e il 50% di casi di cancro in più anche tra gli impiegati dello stabilimento e che sono stati esposti solo in modo indiretto.
A rilanciare i dati allarmanti è l’Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il suo coordinatore territoriale Giovanni Gentile che ha pubblicato dati altrettanto allarmanti registrati tra i soli cittadini che si sono rivolti all’associazione: 360 casi di cancro polmonare e mesotelioma, 85 tumori della vescica, 316 broncopatie e 201 asbestosi.
Ilva, al via il processo. In aula il governatore Emiliano