“Al debutto mi avvisarono subito: se non vai col produttore, non lavorerai”. La rivelazione shock arriva da Roberta Lena, sessantenne attrice, regista e autrice bolognese, nota per aver lavorato nella sua carriera con Marco Bellocchio, Paolo Virzì, Silvio Soldini, Marco Tullio Giordana e anche con Giuseppe Tornatore in “Nuovo cinema Paradiso”.
La nota attrice racconta a Me Too le molestie subite negli anni negli ambienti del cinema. Iniziata a 18 anni, quando fu il direttore della scuola di teatro a cui voleva iscriversi a farle delle avances. E poi, a 20, quando fu oggetto delle molestie di un importante produttore conosciuto al Centro sperimentale di Roma, e ancora il noto comico che le offrì un telefono in cambio di una prestazione sessuale. “È una cosa latente, che può succedere sempre – svela -. Ricordo che Lina Sastri quando insegnava al Centro sperimentale, si raccomandò: ‘quando vi chiedono una scena di nudo controllate che sia veramente necessaria, che sia nella sceneggiatura’. Io vivevo a Bologna, volevo iscrivermi a un corso di teatro, venni convocata dal direttore della scuola alle otto di sera. Entrai, era tutto in penombra, capii dove voleva andare a parare e tagliai la corda. Rinunciai, poi andai a Roma al Centro sperimentale. Il produttore in realtà fu il più simpatico. Almeno il più diretto. Mi disse ‘se non la dai al produttore non lavorerai mai nel cinema italiano, non hai alternative’. Salutai e ringraziai, ma avevo poco più di vent’anni, fu brutto sentirselo dire. Per fortuna non è andata così, con lui non lavorai mai però”.
Roberta Lena ricorda di aver sempre reagito fuggendo. “Mi è capitato diverse volte, persino per ottenere il telefono in casa ai tempi della Sip – racconta -. Non se lo ricorda nessuno, ma ci voleva un tempo infinito, a me serviva per lavorare, non esistevano i cellulari. Confidai il mio cruccio a questo comico molto noto a una cena, mi fece capire che avrebbe potuto aiutarmi se io in cambio … accettai, mi feci installare il telefono e sono sparita”.
Ma, come racconta l’attrice Angela Baraldi, la molestia non riguarda solo il mondo del cinema. “Mi è capitato nel cinema, ma pure quando facevo la commessa per mantenermi agli studi, con richieste anche più esplicite – ricorda -. Se ci fosse un MeToo delle commesse ne sentiremmo delle belle. Non è solo il mestiere di attrice, poi certo nel cinema ci sono zone d’ombra dove i molestatori sguazzano. E capitano anche i malintesi: una volta venni convocata per la prima lettura del copione in una stanza d’albergo. Chiamai il mio agente, furibonda. Lui mi tranquillizzò, assicurandomi che non c’era nulla di torbido. In effetti, trovai dodici persone nella camera, Jean Reno compreso, intente a leggere il copione”.
“La situazione oggi è cambiata poco, se non peggiorata – aggiunge -. Il peggio l’ho visto negli anni di Berlusconi. Arrivai su un set di una grande fiction, prima serata. La prima cosa che mi chiesero fu da chi ero stata segnalata. Lì per lì non capii, avevo passato un provino. Poi mi fu più chiaro. Su quel set scoprii l’esistenza delle roulotte singole per le amanti dei ministri e delle roulotte ‘di gruppo’ per quelle dei deputati”.
“Ricordo anche il confronto con una ragazza che mi spiegò che per far carriera non bisognava andare a letto con più di due deputati, andavano scelti bene – conclude la Baraldi -. Concluse affermando che il mestiere di attrice alla lunga stancava e che lei si sarebbe poi data alla politica. Qualche volta il suo nome l’ho visto. Per lei provai pena, peraltro non combinò nulla né al cinema né in politica, mi fece molta rabbia che anni di conquiste fossero stati bruciati dall’avvento del berlusconismo. D’altronde fino al secolo scorso, noi attrici venivamo addirittura seppellite in terra sconsacrata, insieme ai suicidi e alle puttane, a Roma vicino alla Piramide Cestia. Speriamo che questa lotta e questa presa di coscienza servano e non rimangano relegate a un unico settore: il problema è di tutte”.