Il naufragio avvenuto a Steccato di Cutro ha sconvolto l’Italia intera. Sono 67 le persone annegate a meno di cento metri dalla spiaggia, in condizioni di mare agitato ma non estreme. Davanti al palazzetto dello sport di Crotone, che ospita la camera ardente per le vittime, si è presentato il comandante della Guardia Costiera di Crotone Vittorio Aloi, il quale ha rilasciato delle dichiarazioni in cui ammette che si poteva fare di più per salvare le vite umane.
“Il mare era forza 4, si può uscire anche con forza 8”, ha affermato Aloi rispondendo alle domande dei cronisti. “Per le regole di ingaggio, le operazioni le conduce la Finanza fin quando non diventa un evento Sar. E sì, quella notte, c’erano le condizioni”. Il comandante ha poi puntato il dito sulla Finanza, spiegando che la prima chiamata è arrivata alle 4.30 del mattino e che i suoi uomini sono stati coinvolti solo per i soccorsi a terra, “quando il fatto era già successo”.
Tuttavia, c’è un dettaglio che potrebbe fare la differenza e che è stato finora trascurato: il barcone era stato identificato ventiquattro ore prima da una segnalazione che il centro di coordinamento e soccorso di Roma aveva ricevuto, con richiesta specifica di “sharp lookout”, sorveglianza attiva, poiché l’imbarcazione era in difficoltà (distress). Tuttavia, quel barcone è stato trattato come “questione di ordine pubblico” (law enforcement). Il comandante Aloi non ha voluto entrare nel merito della questione, ma sembra evidente che la classificazione delle operazioni di soccorso non sia così automatica come si potrebbe pensare.
Afferma il comandante Aloi, “C’è un’inchiesta della procura che non riguarda noi, ma il generale andamento dei fatti. Quando verremo chiamati forniremo tutte le comunicazioni”. La magistratura dovrà ricostruire l’accaduto in ogni dettaglio, non solo dal punto di vista penale, ma anche disciplinare e amministrativo. In ogni caso, gli italiani hanno il diritto di conoscere tutta la verità. Come ha dichiarato il comandante Aloi, “Sono provato da questa vicenda ma professionalmente mi sento a posto”. Ma la professionalità non basta: è necessario fare in modo che simili tragedie non si ripetano mai più.