La Guardia costiera libica minaccia di sequestrare la nave della Ong Sea Watch, insieme al suo equipaggio, se non cambierà rotta e non si allontanerà dalle sue coste. A denunciarlo è la stessa Organizzazione non governativa con un Tweet pubblicato nella serata di giovedì 18 novembre. Peccato che l’imbarcazione Sea Watch 4 fosse fuori dalle acque territoriali libiche al momento della minaccia. Almeno secondo la versione dei membri dell’organizzazione umanitaria.
“La cosiddetta guardia costiera libica ha minacciato l’equipaggio della Sea Watch 4, affermando che l’avrebbe sequestrato e portato in Libia. Una motovedetta libica ha fatto illegalmente pressioni sulla Sea Watch 4 perché abbandonasse la zona, anche se la nave si trovava in acque internazionali”. È questa la grave denuncia postata su Twitter dalla Ong. I militanti della Ong pubblicano anche le registrazioni di bordo in cui si sentono i militari libici lanciare delle minacce via radio.
“Sea Watch, cambia direzione e abbandona l’area immediatamente”, si sente la voce minacciosa di un militare della Guardia costiera di Tripoli, finanziata anche con fondi italiani. Ma la risposta della Ong non si fa attendere. “Queste non sono acque territoriali libiche, siamo in acque internazionali. Sono a più di 40 miglia a nord dalle coste della Libia. E l’innocent passage è garantito dalla legge”, si difendono i membri dell’equipaggio della Sea Watch 4.
Secondo le leggi del mare, per “innocent passage” si intende il permesso concesso alle navi di transitare nelle acque territoriali di uno Stato se si verificano determinate condizioni. Condizioni regolate dall’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Ma i libici non sembrano volerne tenere conto e alzano il tiro delle minacce. “Cambiate direzione e abbandonate la zona, altrimenti vi porteremo con noi in Libia. E sapete come funziona in Libia. È chiaro?”, aggiunge la voce via radio.
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