“È un’ingiustizia palese”. Dopo la penalizzazione in classifica di -15 punti la Juventus si difende. Attaccando la evidente “disparità di trattamento rispetto a qualsiasi altra società o tesserato”, come sottolineano gli avvocati bianconeri Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa, che aveva ì chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulle plusvalenze per “l’assenza di fatti nuovi – dicono ancora – e perché non è stata dimostrata l’esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle operazioni di scambio, con ciò rendendosi piena infondatezza dell’odierno ricorso”.
La Juve, dunque, si difende. “Noi con Voi. Oggi è ancora più importante essere Squadra. Avanti sulla nostra strada”. Lo scrive il capitano della Juventus Leonardo Bonucci sui social dopo la penalizzazione della sua squadra, passata da terza a decima in classifica. Dopo di lui anche Danilo ha postato un messaggio di sostegno alla Vecchia Signora in questo momento difficile.
Ma perché la Juventus sì e le altre squadre no? La plusvalenza per la corte federale della FIGC oggi è reato, ma nel 2008 in identica situazione non è stata ritenuta tale. La Juventus è stata penalizzata ieri con -15 punti in classifica a seguito dell’inchiesta sui bilanci alterati dai passaggi dei calciatori e dall’aumento gonfiato dei loro cartellini. Prosciolte, invece, le altre società sotto accusa: Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Pescara e Novara.
Per quale motivo la Juve è stata punita e le altre no? Si attendono le motivazioni, ma la Corte ha evidentemente ritenuto non punibili gli scambi dei giocatori in quanto tali, ma sanzionabili gli artifici che la Vecchia Signora avrebbe ricercato “in maniera ossessiva” per far quadrare i conti.
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Tuttavia il paradosso è evidente, se si considera che nel 2008 la stessa Cirte stabilì che “la plusvalenza non è reato”, assolvendo Inter, Milan e l’allora ad rossonero Adriano Galliani. “Una palese ingiustizia”, come ripetono i legali della Vecchia Signora. Che punteranno, nell’annunciato ricorso, proprio sulla disparità del trattamento, sottolineavo che la “Juve ha effettuato aumenti di capitale per 700 milioni di euro in due tranche – dicono dalla difesa -. Mentre le plusvalenze oggetto di contestazione arrivavano a contare per 60 milioni sul bilancio”.