Non è servito a molto, l’appello alla collaborazione lanciato da Giuseppe Conte alla Camera in occasione della presentazione del nuovo Dpcm. Anzi. Il dibattito tra deputati che si è scatenato poco dopo è stato l’ennesima dimostrazione di come, soprattutto sull’asse Meloni-Salvini, l’opposizione da quell’orecchio non voglia sentire: “Ci chiedete di collaborare e noi l’avremmo voluto in questi mesi – ha attaccato Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia – ma avete respinto i nostri duemila emendamenti”.
“Questo è un disastro sanitario e non possiamo dimenticare otto mesi di fallimenti da parte del governo – ha continuato il deputato – Non è con un vergognoso scarica barile sui cittadini che le cose possono cambiare”. “Non siamo stati noi a chiedere i pieni poteri, noi abbiamo votato al buio come opposizione i deficit di bilancio, ma quale maggioranza li può spendere per il bonus monopattino e per la sanatoria degli immigrati” gli ha fatto eco Andrea Delmastro Delle Vedove, deputato di Fdi.
“Come si permette di fare scalette dei diritti costituzionali, e se fosse il diritto al lavoro è al 4, quello alla salute al 32” ha attaccato Claudio Borghi, della Lega, riferendosi agli articoli della Costituzione. “Il primo dice che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e non sulla salute o i dpcm”.
È necessario che “il comitato tecnico scientifico informi in tempo reale le commissioni sanità del parlamento e che il presidente del Consiglio la smetta con i dpcm con cui si è arrogato la sovranità totale” ha continuato il deputato leghista. “Siete incapaci di gestire la seconda ondata di virus, andate a casa” ha insistito il suo collega di partito Paolo Tiramani.
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