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La Lega fa guerra al Capitano: pronto un piano per arginare Salvini

C’è una Lega che inizia a sfaldarsi, a fare un passo indietro, a voltare le spalle a quel Salvini tornato di colpo all’opposizione e ora costretto ad affrontare passaggi delicati, complessi. Una Lega incarnata in queste ore da Carmelo Lo Monte, che ha comunicato al presidente della Camera Fico di voler passare al Gruppo Misto abbandonando il Carroccio: “L’ho fatto perché ho capito che Salvini è un nordista di vecchia razza, uno che dal Sud vuole solo i voti, che sulla nostra isola ha raccattato personaggetti inconsistenti elevandoli a presunti leader regionali”.

Il rischio è che sia solo il primo di tanti, in una fase in cui il Capitano si trova a fare i conti con la tentazione di un ritorno alla Padania, alle virtù del nord, all’autostima subito. Una strada che tenta, con i suoi slogan potenti. Ma che potrebbe avere ripercussioni pesanti, frantumando quel consenso nascente al sud: “La crescita della Lega nel mezzogiorno era più che altro virtuale, un umore che cominciava a prendere sostanza, ma che proprio lo spauracchio dell’autonomia, su cui i media meridionali si sono concentrati molto, stava mettendo in forte discussione” osserva il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, di FdI.Sulle pagine del Foglio, Rampelli ha ricordato come l’8 agosto scorso a Pescara Salvini urlava alla folla: “andremo da soli”, diventato oggi un susseguirsi di “allargare e di includere”. Fino a rassegnarsi alla condivisione della piazza con Giorgia Meloni, ospite più che protagonista della manifestazione contro “l’inciucio giallorosso”.”Nel mezzo c’è la consapevolezza che quello di FdI, al Sud, è un consenso più omogeneo e più radicato, e poi c’è anche lo spettro della nuova legge proporzionale”.
Ma il malumore è anche tra i fedelissimi della Lega, come Borghezio, tornati a caldeggiare l’idea di ridare l’antico lustro e l’originaria efficacia al consiglio federale. “Quello dove un tempo, pur nell’assoluto dispotismo di Bossi, si discuteva davvero: e Maroni, Calderoli e Giorgetti, e per un certo tempo Reguzzoni, fungevano quantomeno da filtro che vagliava le idee e le strategie intelligenti da quelle che non lo erano”. “Per farlo – spiega Borghezio – Salvini dovrebbe circondarsi di consiglieri, e non di leccaculo”.

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