A forza di tirare, recita un proverbio, anche la corda apparentemente più robusta rischia di spezzarsi. Parole che evidentemente sono sconosciute a Matteo Salvini, capace di infilarsi nelle scorse ore nell’ennesimo tunnel senza uscita, intrappolato dalla sua stessa strategia politica. Vittima di sé stesso, insomma, con lo strappo sul Green pass in Commissione Affari sociali che, nelle intenzioni del leader della Lega, avrebbe dovuto portare consenso elettorale al partito e segnare una piccola vendetta dopo le dimissioni obbligate di Durigon. E che invece si è trasformato in un pericolosissimo boomerang.
Soltanto ora Salvini sta infatti metabolizzando che, dopo aver fatto le bizze sul certificato verde, il suo partito sarà con tutta probabilità costretto a incassare l’obbligo vaccinale. Tema sul quale è tornato il premier Mario Draghi, che ha insistito sulla necessità delle somministrazioni per vincere il Covid. E che vede, teoricamente, la Lega contraria: “Siamo e rimaniamo contro obblighi, multe e discriminazioni”. Una posizione che, però, in realtà non è condivisa da una grossa fetta del partito, su posizioni opposte rispetto al segretario.
Non c’è soltanto il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti a tenersi lontano da Salvini. Anche il fronte dei governatori del Nord Italia, la zona più colpita dalla pandemia, sono agli antipodi: vedono il vaccino come passaggio fondamentale per poter rilanciare economie messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria, e auspicano un’immunizzazione di massa della popolazione sul territorio, il prima possibile. Criticando quel Salvini che, invece, continua a strizzare l’occhio alla folla no vax, tenendo una posizione ancora ambigua.
E così ecco che, per esempio, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha ribadito in queste ore tutto il suo sostegno alla campagna vaccinale, “che trova fondamento nei numeri”. La conferma di uno strappo ormai sempre più evidente: Salvini da una parte, mina vagante un po’ al governo con Draghi e un po’ amico dei no vax, la vecchia Lega dall’altra, sempre più insofferente di fronte alle sparate del segretario.
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