C’è una parte della Lega che non sopporta più l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle e non fa niente per nasconderlo, in mezzo ai proclami distensivi di Salvini. Quella frangia, nello specifico, che fa capo soprattutto a Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti, i verdi del nord, sempre più intolleranti nei confronti degli alleati di governo. E che spingono il leader del Carroccio, finora sempre contrario a un ritorno alle urne, verso il clamoroso strappo, sfruttando l’onda delle ultime elezioni.
Di voto anticipato ormai si parla dal 27 marzo e la data di possibile chiamata alle urne viene spostata, da settembre (di solito con precisa indicazione al 29), all’inverno, poi alla primavera prossima, con finale assimilazione a regionali e amministrative. Ma l’unico che può decidere in questo momento è Salvini, incoronato dalle urne come l’uomo politicamente più forte nello scacchiere.
Una scelta sulla quale pesano una serie di valutazioni che spaziano dalla convenienza del passare subito all’incasso, evitando che il futuro riserbi spiacevoli sorprese una volta arrivati al fatidico momento, e il timore di uno strappo che, se unilaterale, potrebbe non piacere agli elettori della Lega.
Tutto da vedere anche il piano alleanze: su Giorgia Meloni Salvini non ha dubbi, su Silvio Berlusconi invece ne ha e parecchi. Il Cav si è arreso, dicendosi pronto anche alla fusione (leggasi annessione) con la Lega. Ma un ritorno del leader di Forza Italia al suo fianco potrebbe danneggiare il numero uno del Carroccio, che non può assolutamente permettersi passi falsi nella sua lanciatissima ascesa verso il ruolo, sempre più prossimo, di premier.
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