Un satellite “da bere”
La Luna da sempre ha affascinato e ispirato astronomi, poeti, artisti e scrittori di tutto il mondo. Oggi si prende la sua rivincita e mette in crisi gli scienziati rivelando un insospettabile segreto. Tutt’altro che un satellite arido come si credeva, secondo un importante ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience sembrerebbe estremamente ricca di acqua al suo interno.
Si tratta di una scoperta sensazionale che, se confermata da ulteriori studi, costringerà a rivedere i progetti di colonizzazione in loco e soprattutto le vecchie teorie sulla sua formazione. L’acqua si nasconderebbe nel sottosuolo all’interno di perline di vetro, probabili residui di antiche eruzioni vulcaniche, i cui dati sono stati attentamente analizzati dai ricercatori.
Secondo Ralph Milliken e Shuai Li, scienziati statuinitensi della Brown University of Providence, nei depositi vulcanici si concentrerebbe una quantità di acqua insolitamente alta, se messa a confronto con il suolo intorno. I due hanno rilevato segni evidenti della sua presenza a partire dai dati raccolti dai satelliti artificiali che orbitano attorno al corpo celeste. Oltre che per il contributo al progresso scientifico, a loro avviso queste riserve sotterranee si riveleranno molto utili in futuro nell’eventualità di nuovi progetti di esplorazione.
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Perché l’acqua non è una novità
Secondo l’ultimo studio americano, la presenza di acqua sulla Luna annidata in perline di vetro è imputabile alle eruzioni magmatiche di tipo esplosivo che si sono verificate nel tempo all’interno del satellite naturale. Tuttavia questa scoperta, in sé, non è una novità assoluta per il mondo scientifico.
Già in passato le note missioni spaziali Apollo 15 e Apollo 17 avevano riportato sulla Terra diversi campioni lunari, i quali avevano mostrato la presenza all’interno di significative tracce di acqua. Secondo lo studioso Milliken fino a ieri non si aveva la certezza se quei campioni fossero soltanto un’eccezione del suolo lunare campionato oppure “la regola”, quindi rappresentativi della sua struttura generale.
Adesso i dubbi non ci sono più, perché i dati analizzati di recente consegnano una nuova verità sul terreno lunare. Nemmeno lo scienziato più ottimista si sarebbe aspettato una quantità così ingente di acqua all’interno del satellite come quella riscontrata. Questa scoperta avrà notevoli implicazioni, sia a livello teorico-scientifico che tecnico-pratico, per la sua esplorazione e l’eventuale colonizzazione nel prossimo futuro.
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Ipotesi e conseguenze della scoperta
La scoperta di questa grande quantità interna di acqua ha una portata ancora più vasta, non riducibile alla semplice rivisitazione della struttura del suolo lunare. Se i prossimi studi la confermeranno, dovranno essere rimesse in discussione tutte le teorie relative all’origine del satellite.
Secondo l’ipotesi più accreditata, esso potrebbe essere nato dai detriti che si sono formati in seguito alla collisione spaziale tra un pianeta della grandezza di Marte e un altro corpo che poi sarebbe diventato la Terra. Questo scontro avrebbe generato la produzione di tantissimo calore, che avrebbe impedito all’idrogeno – elemento indispensabile per la formazione dell’acqua – di depositarsi sulla Luna appena nata.
Adesso la presenza del liquido nel sottosuolo del satellite conduce a due diverse ipotesi: l’idrogeno potrebbe essere sopravvissuto lo stesso, oppure potrebbe esservi giunto dopo la sua formazione per mezzo di asteroidi o comete. La sua origine però è ancora avvolta nel mistero.
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