Martedì 25 ottobre è il giorno fatidico della fiducia alla Camera dei Deputati per il governo guidato da Giorgia Meloni. Domani toccherà invece al Senato. Il presidente del Consiglio, declinato al maschile così come pretende la Meloni, è arrivato a Montecitorio intorno alle 11 del mattino. Dopo il suo discorso, il voto di fiducia è previsto per le 19 circa. Dopo aver ringraziato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il suo predecessore a Palazo Chigi, Mario Draghi, il neo premier punta il dito contro Vladimir Putin.
“L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze: è stato fondatore Ue, dell’alleanza altantica, parte del G7 e culla insieme alla Grecia della civiltà occidentale e del suo sistema di valori, libertà uguaglianza e democrazia e alle sue radici classiche e giudaico-cristiane”, così Giorgia Meloni prova a rassicurare tutti durante il suo discorso alla Camera.
“L’obiettivo del governo non è frenare o sabotare l’integrazione europea ma contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia in risposta alle crisi”, sottolinea il premier che ringrazia sentitamente “le donne e agli uomini delle forze armate che hanno sempre operato in contesti difficili. La Patria vi sarà sempre riconoscente”. Poi arriva la frecciata al presidente russo.
“La libertà ha un costo, l’Italia continuerà ad essere partener del valoroso popolo ucraino che si oppone all’aggressione della Russia non soltanto perché non possiamo accettare la guerra ma anche perché è il modo migliore di fare il nostro interesse nazionale. – afferma Giorgia Meloni – La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti. Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi”.
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