Giorgia Meloni alle grandi manovre. Quelle in retromarcia, nello specifico, per cercare di gettare un po’ di sana acqua su un fuoco, quello del caso Segre, che rischia di scottare un partito in forte ascesa nei sondaggi ma ancor pieno di contraddizioni: “Il non aver condiviso in toto i contenuti della commissione Segre non equivale a dire che è giusto sostenere l’antisemitismo: è assurdo pure pensarlo. Io non ho problemi a dire che condanno l’antisemitismo”.
La leader di Fratelli d’Italia ha deciso di aprirsi nel corso di un’intervista concessa a La Repubblica per mettere un paletto e prendere le distanze da quel mondo di estremisti che ha spinto il prefetto di Milano ad assegnare la scorta alla senatrice a vita, sopravvissuta all’Olocausto: “Sono molti i rappresentanti della comunità ebraica sotto scorta” e quello quello di Liliana Segre “non è il primo caso né in Italia né in Europa” ma “questo, ovviamente, fa più rumore”.
La Meloni ha anche riconosciuto che “c’è un problema oggettivo di sicurezza per gli ebrei che vivono nel nostro Paese.” Ma che tuttavia “il primo pericolo è il fondamentalismo islamico”. Sul caso Segre la Meloni ha poi aggiunto: “Nella prossima seduta il nostro capogruppo Luca Ciriani inviterà ad applaudire, esplicitamente, alla Segre”.
La segretaria di FdI ha obiettato, guardando a quanto accaduto in questi giorni, che è stata istituita una commissione “composta da politici che a maggioranza decidono quali siano le parole d’odio. A me questa cosa non tranquillizza” perché “ci sarebbero concetti e punti di vista non punibili penalmente ma pericolosi”.
Segre, il sindaco leghista nega la cittadinanza alla senatrice sotto scorta