Non ci sono soltanto gli italiani, i francesi, gli spagnoli a chiedere un rapido cambio di rotta all’Europa in un momento di crisi senza precedenti, con il Vecchio Continente piegato dall’emergenza coronavirus. Anche all’interno della Germania, infatti, si levano voci feroci contro l’operato di Angela Merkel, accusata di “euroegoismo”. Una strategia che potrebbe essere arrivata al capolinea e che, però, potrebbe aver minato l’esistenza stessa dell’Unione. A sostenerlo è l’ex ministro degli Esteri teutonico Joschka Fischer che ha da poco lanciato il suo ultimo libro dal titolo, emblematico, “Scheitert Europa?”, “L’Europa fallisce?”.
Fischer ha accusato la Merkel e i suoi sostenitori di aver dimenticato momenti importanti della storia della Germania come la Conferenza di Londra del 1953, quando l’Europa le cancellò buona parte dei debiti di guerra per permetterle una rapida ripresa economica. “Senza quel regalo – scrive l’ex ministro tedesco nel suo libro – non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati. La Germania non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico”.
Di un passaggio di importanza epocale del quale però la Germania di oggi, guidata dal duo Merkel-Schaeuble, sembra essersi scordata. La politica del rigore imposta all’Europa, di contro, si sarebbe rivelata “devastante”: “Ha imposto ai Paesi del Sud Europa una deflazione dei salari e dei prezzi impossibile da superare con il peso del rigore. Ora la trappola della spirale dei debiti condanna questi Paesi a non uscire dalla crisi con il pretesto del risanamento dei conti”.
“Se la Bce – ha spiegato ancora Fischer – non avesse seguito le decisioni di Draghi ma le obiezioni dei tedeschi a quest’ora l’euro non esisterebbe più. Il più grande pericolo per l’Europa attualmente è la Germania. Bisognerebbe approfittare
della impasse causata dalla crisi per fare un altro passo avanti verso l’integrazione europea. La Merkel così distrugge l’Europa”.
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