Si è commossa l’Italia intera di fronte al coraggio di Maria Rosa Esilio, la moglie del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ucciso a coltellate a Roma. Determinata fino alla fine a non farsi vincere dall’emozione, nel leggere la sua lettera, le sue parole indirizzate al marito per un ultimo, toccante saluto. “Essere moglie di carabiniere” il testo scelto, lo stesso che le avevano dedicato al matrimonio con il suo Mario lo scorso 13 giugno.
“Un giorno il buon Dio – ha cominciato Rosa Maria – stava creando un modello di donna da destinare a moglie di carabiniere”. Nella lettera il dialogo tra Dio e un angelo, con il Signore che spiega perché la moglie del carabiniere deve essere diversa dalle altre. “Deve essere indipendente – ha proseguito la donna – possedere le qualità di un padre e di una madre allo stesso tempo. Le daremo un cuore particolarmente forte, capace di sopportare il dolore delle separazioni, di dare amore senza riserve, di offrire energie al marito nei momenti più difficili e di continuare a lottare anche quando è carico di lavoro è stanco”. Una donna dall’aspetto dolce ma che ha la forza di un leone, e il Signore le dona anche una lacrima, le stesse versate da Rosa Maria al momento di leggere il perché di quel dono: “è per la gioia, il dolore, la solitudine e la fierezza che solo la moglie di un carabiniere prova ed è dedicata a tutti quei valori cui suo marito è legato e che lei farà suoi”.
Da “gioia e dolore, solitudine e fierezza”, nasce la lacrima “che solo la moglie di un carabiniere prova”, frutto “di tutti quei valori cui suo marito è legato e che lei farà suoi”. La moglie di un carabiniere “deve possedere le qualità di un padre e di una madre allo stesso tempo, essere sempre attiva ed intraprendente, far fronte a tutte le necessità, essere capace di svolgere allegramente le sue mansioni anche se è stanca o ammalata, ed essere capace di cambiare casa, abitudini e amicizie spesso e all’improvviso”.
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