C’è una corrente di pensiero che in queste ultime ore si sta rafforzando all’interno del Movimento Cinque Stelle e che riguarda il futuro del premier Conte. La smentita arrivata a ridosso degli Stati Generali dell’economia, “non voglio fare nessun partito”, è suonata infatti a molti come una conferma: più che guardare a un proprio movimento, il presidente del Consiglio pensa a prendersi la guida della formazione pentastellata, quel partito che l’ha portato al vertice della politica italiana dal suo studio di avvocato. 
Stando alle voci che corrono all’interno del M5S, sarebbe già nato anche un asse fortissimo, quello tra lo stesso Conte e lo storico fondatore Beppe Grillo. Il comico genovese era stato uno dei più accaniti sostenitori della necessità di allearsi con il Pd per dar vita al governo giallorosso e ora vedrebbe nel premier il futuro di un partito in evidente difficoltà. Lo scontro, però, è soltanto iniziato: dall’altra parte della barricata ci sono infatti i “duri e puri”, che vogliono un Movimento di nuovo isolato e battagliero.
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Grillo invece vede il partito come antagonista naturale del blocco di centrodestra capeggiato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni e per questo vede molto di buon occhio l’ipotesi di Conte come faro del futuro pentastellato. Un progetto che non piace, di contro, a Luigi Di Maio, che vedrebbe eclissata per sempre la sua leadership, e soprattutto al “comandante” Di Battista. Entrambi concordi nello stroncare una figura, quella del premier, troppo di mediazione e troppo poco di rottura.
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Chi sostiene Conte, scrive l’Huffington Post, in queste ore sta opponendo una linea di convenienza: “
Per rimanere al governo con i numeri attuali ci serve un M5s che superi il 25%, e ad oggi lo puoi fare solo tirando dentro il capo del governo”. I sondaggi, d’altronde, parlano chiaro: un eventuale partito di Conte oggi peserebbe quasi quanto il Pd e molto più del Movimento Cinque Stelle, in picchiata. E allora il dubbio viene legittimo a molti esponenti: “Perché non diventare noi il partito di Conte?”.
Conte tira dritto: “Un mio partito? Sarebbe folle pensarci adesso”