Si chiama CO-0.40-0.22 ed è, probabilmente, un buco nero intermedio come non se ne sono mai visti. Noi comuni mortali ovviamente no, ma gli astrofisici sempre col naso all’insù non si erano mai imbattuti in una nube cosmica dalle dimensioni tanto eccezionali. La scoperta è stata fatta da alcuni ricercatori della Keyo University, guidati da Tomoharu Oka, nel deserto di Atacama,in Cile mentre la notizia è saltata sulle pagine del Nature Astronomy il 4 settembre. Paura per la Terra, dunque? Assolutamente no. Per ora siamo al riparo da eventuali ripercussioni galattiche in quanto il presunto buco nero è situato a circa 25mila anni di luce di distanza da noi.
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Il grande buco nero mangerà quello piccolo
La notizia data dal Nature Astronomy è che, in realtà, questo buco si possa studiare poiché si trova al centro della nube di gas della nostra Via Lattea. “CO-0.40-0.22 è con tutta probabilità una nube di gas che emette raggi X associata a un buco nero da 100mila masse solari”. Per gli astrofisici ciò è incredibile, anche se a noi può sembrare impossibile. Dei buchi neri conoscevamo l’esistenza e continuiamo a scrutarli da anni. Ma ne conosciamo piccoli o grandi e non sappiamo come si creano. I piccoli infatti si formano dal collasso di particolari tipi di stelle. Ma come si formano quelli più grandi? Secondo una recente teoria i più piccoli si uniscono creando una forza dalla portata gigantesca, inglobandosi l’un l’altro.
Eravamo a conoscenza di Sagittarius A, l’enorme buco nero nel centro della Via Lattea. Poco distante, a circa 200 anni luce da lì, ecco spuntare CO-0.40-0.22, una immensa nube di gas che implode di esplosioni alla velocità di 120 Km al secondo e pesa come 25mila soli. Dall’Astrophysical Journal Letters si spiega come si era a conoscenza dei grandi e dei piccoli buchi neri, ma non di quelli intermedi come questo. Se CO-0.40-0.22 è effettivamente ciò che gli astrofisici pensano, visto l’ammasso di gas, nubi ed esplosioni che lo contraddistingue, presto sarà inglobato dal suo vicino e diventerà ancora più grande. Il tutto succederà nella Via Lattea, scenario a “pochi passi da noi”, fornendoci alcuni perché sulla nascita dei buchi neri e, di conseguenza, sull’universo.
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Cosa pensano gli scienziati
Secondo il capo dei ricercatori Tomoharu Oka, il buco nero appena scoperto potrebbe essere il centro di una galassia nana inglobata nella nostra Via Lattea miliardi di anni fa, durante il periodo della sua nascita. Questa ricerca è divenuta fondamentale per capire come si è sviluppata la galassia che conosciamo, dal Big Bang in poi. La scoperta è avvenuta grazie a Nobeyama, un super radiotelescopio giapponese, che ha incrociato i suoi dati con Alma, situato nel deserto di Atacama in cima, proprio sulla punta più alta delle Ande. Quest’ultimo è gestito anche dallo Europen Southern Observatory e si devono a lui le più recenti e spettacolari scoperte astronomiche. Un esempio? La scoperta di un disco della stella HL Tau, che indica la vera e propria formazione di un pianeta.
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Come funziona Alma?
Che il clima dov’e situato sia simile a quello sulla Luna, l’avevamo immaginato. Ma il super radiotelescopio possiede anche un altro pregio: ha unito Europa, Nordamerica, Asia e Sudamerica per un progetto mai realizzato prima: collaborare per studiare l’origine del cosmo. Esattamente, Alma è un interferometro, ovvero un telescopio enorme composto a sua volta da tanti più piccoli assemblati tra loro come antenne pronte a captare “suoni” oltre a immagini. Una potenza che supera di gran lunga quelli già esistenti e che ha permesso di scoprire il presunto buco nero intermedio CO-0.40-0.22. Inoltre, tutte le scoperte di Alma vengono pubblicate sul sito ufficiale divenendo accessibili per tutti, studiosi e appassionati compresi. Non dobbiamo far altro che aspettare la prossima.