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Ucraina, Conte sfida Draghi: “No M5S ad aiuti militari che esulino da diritto di difesa”

Dopo le proteste contro l’aumento delle spese militari italiane, Giuseppe Conte torna nuovamente a puntare il dito contro il governo Draghi di cui peraltro fa parte. Accerchiato da un nugolo di giornalisti, il leader del M5S annuncia il no del Movimento all’invio all’Ucraina di armi pesanti utili per una controffensiva contro l’invasore russo.

Giuseppe Conte e Mario Draghi

“Con il consiglio nazionale del M5S abbiamo deliberato. – dichiara Conte di fronte ai giornalisti – Il Movimento si oppone all’invio di aiuti militari. E anche si oppone a controffensive che esulino da quello che è il perimetro del legittimo esercizio del diritto di difesa da parte dell’Ucraina, di cui all’articolo 51 della Carta dell’Onu. Abbiamo chiesto al presidente Draghi e al ministro della difesa Guerini di venire a riferire in Parlamento. In modo che ci sia piena condivisione di questo indirizzo politico e ci sia piena possibilità quindi di conoscere gli interventi programmatici del governo”.

“Non ho parlato di disimpegno per quanto riguarda le armi in generale. – puntualizza Giuseppe Conte – Ci opponiamo ad aiuti militari che non siano nella logica difensiva di cui all’articolo 51 della Carta dell’Onu. E questo vale anche per le controffensive. Quindi ci riserviamo di adottare tutte le iniziative, parlamentari e di governo, utili per ribadire quello che secondo noi è il perimetro più giusto per affrontare questa crisi”.

“Non è tanto una distinzione tra armi leggere e pesanti, quanto dal punto di vista della funzionalità dell’utilizzo degli armamenti. – spiega ancora Conte – Su questo noi siamo stati molto chiari. Non spacca assolutamente la maggioranza perché il nostro è un contributo. E nessuno ci ha mai detto che l’Italia vuole spingere perché ci sia un’escalation militare. Questa è la nostra linea del Piave. Non vogliamo favorire un’escalation, ma vogliamo anzi che l’Italia partecipi attivamente e sia protagonista dei negoziati diplomatici. Di modo che la questione sia orientata verso una soluzione politica basata sul rispetto del diritto internazionale”, conclude.

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