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La parità di stipendio tra uomini e donne? In Islanda è legge

L’occupazione femminile è un argomento sempre attuale. Conosciamo bene le statistiche secondo cui le donne si posizionano costantemente un passo indietro rispetto agli uomini e sono meno retribuite. L’Italia è tra i paesi con la più scarsa occupazione femminile rispetto agli uomini, in particolare se si parla di posizioni di dirigenza.

Oltre a renderci conto della disparità, si cerca quindi di mettere in atto soluzioni, come le quote rosa, che siano in grado di agevolare la parte lavorativa femminile ad occupare anche posizioni di vertice e di parità salariale.

Cosa succede nel resto del mondo?

É notizia di questi giorni: l’Islanda è il primo paese in assoluto a rendere obbligatoria per legge la cifra dello stipendio tra uomo e donna. Aziende private e uffici pubblici che raggiungano il numero di 25 dipendenti dovranno dimostrare la parità di retribuzione, pena un’ammenda da sanare.

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Che la notizia arrivi proprio dall’Islanda dovevamo aspettarcelo. La nazione nordica è sempre stata segnalata dal World Economic Forum tra le più innovative riguardo la parità di genere, raggiungendo sempre la prima posizione negli ultimi nove anni.

L’ultimo report mondiale ha mostrato la situazione tra uomini e donne attraverso indicatori di partecipazione alla crescita economica, risultati accademici, salute e aspettativa di vita, e infine alla partecipazione politica. Su 144 posizioni complessive, l’Italia si trova all’82esimo posto, dietro paesi molto più indietro di noi a livello industriale.

La parità di genere è lenta a realizzarsi pienamente. Si stima che solo per gli Stati Uniti, così come procedono attualmente le cose, la vera parità di salario avverrà nel 2119. Così la Svezia ha deciso di cambiare e attuare una politica paritaria per legge. Non solo. Nel 2000 l’Islanda è stata tra i primi paesi a creare un vero e proprio sistema di congedo parentale per entrambi i genitori. Lo scopo era quello di creare un approccio valido per il padre e la madre, che non penalizzi quindi solo la figura femminile. É possibile infatti usufruire di nove mesi totali durante i quali possono assentarsi i genitori in maniera alternata  e per non più di sei mesi, recependo comunque l’80% dello stipendio.

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Da anni stiamo lavorando per raggiungere la piena parità di genere, è un obiettivo che non si può più rimandare” . Queste le parole ad Al Jazeera di Dagny Osk Aradottir Pind, figura di spicco nel direttivo dell’associazione islandese per i diritti delle donne.

E quanto pare l’obiettivo è quasi raggiunto, visto che la legge sulla parità di stipendio ora è pienamente in vigore. 

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