La Lega di Matteo Salvini non ci pensa proprio a rinunciare ad alcuni dei suoi storici cavalli di battaglia. Stavolta si parla della possibilità di insegnare il dialetto a scuola. 18 deputati del Carroccio hanno infatti presentato alla Camera un disegno di legge per chiedere l’avvio di lezioni di lingua veneta nelle scuole dell’obbligo in Veneto. Fratelli d’Italia, per bocca del vicepresidente di Montecitorio Fabio Rampelli, prendono le distanze da questa iniziativa. Ma non è detto che le pretese autonomiste della Lega non vengano esaudite.
Il primo firmatario del disegno di legge è il sottosegretario al Mise, il padovano Massimo Bitonci, fedelissimo di Matteo Salvini. Insieme a lui ci sono Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive, e altri deputati veneti come Ingrid Bisa, Dimitri Coin e Gianangelo Bof. Nel testo del decreto si chiede esplicitamente di inserire il veneto tra le lingue delle minoranze tutelate dall’articolo 6 della Costituzione, come quelle parlate dalle comunità albanesi, germaniche o francofone. Si intende inoltre modificare la legge 482 del 1999 che tutela le minoranze linguistiche.
Lo scopo della nuova legge, come si legge nel testo del ddl, è quello di inserire “l’insegnamento delle lingue regionali nelle scuole di ogni ordine e grado, con una particolare attenzione alla scuola materna, affinché il bambino possa parlare la sua lingua materna. La presente proposta di legge inserisce quindi la lingua veneta tra le lingue minoritarie e fissa l’obbligatorietà dell’insegnamento nel rispettivo territorio regionale”.
Se il decreto dovesse essere approvato dal Parlamento, toccherebbe poi alla Regione Veneto, governata dal leghista Luca Zaia, mettersi in moto per firmare “un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione che stabilirebbe i criteri generali per l’attuazione della riforma”. Nell’ultima parte del decreto c’è scritto inoltre che la Regione Veneto potrà “sottoscrivere accordi con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e con le emittenti radiotelevisive locali, anche a tal fine appositamente costituite, per la promozione di trasmissioni giornalistiche e di programmi generali in lingua minoritaria”.
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