Una rivolta nata in rete, senza l’appoggio di alcun partito e che anzi punta il dito proprio contro i rappresentanti dei vari schieramenti. E che però ha raccolto consenso al punto da ottenere l’appoggio di Marine Le Pen e di Jean-Luc Mélenchon, i due leader delle ali estreme nel parlamento francese. La cosiddetta “protesta dei gilet gialli” continua a fare il giro del mondo e tenere in apprensione l’intera Francia. Un movimento nato per dire basta al rincaro del carburante e trasformatosi piano piano in un modo per attaccare l’intera classe politica.
La protesta era infatti nata inizialmente in rete per combattere l’idea del governo transalpino di penalizzare gradualmente i carburanti fossili e soprattutto il diesel, incoraggiando a usare i trasporti in comune o l’auto elettrica. Una politica vista come l’espressione delle élite parigine, che non capiscono i bisogni della popolazione provinciale e rurale per la quale l’auto è spesso è un irrinunciabile strumento di lavoro. I manifestanti sono così scesi in strada, bloccando decine di depositi e ostacolando il traffico su diverse autostrade.
Nella Loira, a Roanne, un organizzatore che presiede il blocco locale ha detto alla tv BFM: “Serve un gesto del governo, un incontro con noi. Lo chiediamo ufficialmente. Chiediamo al presidente Macron di considerarci, perché siamo tanti, di tutti gli strati della popolazione. Vogliamo essere ricevuti all’Eliseo, bisogna discutere, non blocchiamo stupidamente tutto il paese senza motivo. Il dialogo deve cominciare”.
Una protesta che preoccupa anche per ovvie ragioni di ordine pubblico. Diversi gli incidenti che si sono già verificati: a Calais, sulla Manica, un automobilista inglese e un camionista australiano sono stati fermati dopo aver forzato dei blocchi ferendo dei manifestanti. Nella Marna vicino a Parigi un camionista è stato fermato per aver ferito un manifestante. Fra gli organizzatori si fa insistente la voce di un possibile raduno a Parigi sabato prossimo.
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