Non si placa la rabbia dei pastori sardi che, evidentemente, non hanno ben digerito le tante promesse fatte loro durante la campagna elettorale per le Regionali in Sardegna e mai mantenute. Avevano fatto scalpore, nei mesi scorsi, le immagini del latte rovesciato per strada, una protesta che nasceva allo scopo di ottenere un aumento del prezzo di vendita e che era stata cavalcata dall’allora ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, che aveva anche convocato un tavolo al Viminale.
Salvini aveva fatto promesse precise, annunciando di aver incontrato i pastori al Ministero e di essere deciso a risolvere il problema in tempi brevissimi. Mesi dopo, la situazione è rimasta pressoché invariata. Risposte positive non sono infatti arrivate né dal leader della Lega né dall’ex ministro delle Politiche agricole e forestali Gian Marco Centinaio, nonostante il Carroccio sia riuscito a vincere le Regionali. Dopo il trionfo alle urne, sulla vicenda è calato un velo. E la rabbia è tornata a montare.L’obiettivo dei pastori, vedere alzato il prezzo alla cifra di un euro a litro, è ancora lontano. Una situazione che vede sul banco degli imputati i rappresentanti delle istituzioni e l’opposizione verde, quella Lega che in mano la Regione. Al momento dell’inizio della protesta i pastori venivano pagati tra i 50 e i 60 centesimi di euro al litro, riuscendo successivamente a spuntare un prezzo tra i 72 e 74 centesimi al litro.Salvini prova ancora a cavalcare l’onda: a Otto e Mezzo ha dichiarato di essere pronto a trascorrere il prossimo San Valentino con i pastori e si dice convinto di poter arrivare alla cifra richiesta. Di mesi ne sono passati però otto e la situazione è ancora spinosa: a novembre ci sarà il conguaglio con il saldo della campagna lattiero casearia del 2018-2019 e qualora il prezzo del pecorino non fosse adeguatamente alto gli allevatori si potrebbero trovare addirittura a dover restituire l’anticipo concesso dai produttori. Un calderone che ribolle e che si prepara a nuove, accese dimostrazioni di piazza.
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