In mezzo a tanti allarmismi, la storia di un padre che ha cercato di rassicurare la propria bambina, contagiata dal coronavirus. Spiegandole che all’interno del suo corpo c’era “un fiorellino che non le avrebbe fatto male in alcun modo”. Tutto è successo in Veneto, dove una mamma e un papà si sono sentiti comunicare dai medici che la figlia era risultata positiva agli esami. Da quel momento, i due hanno iniziato a osservare ogni movimento della piccola, 8 anni, per cercare di captare eventuali peggioramenti, sapendo che comunque la mortalità sui minori della malattia è molto bassa.
A scatenare il contagio sarebbe stata una cena di San Valentino al circolo degli Alpini di Limena, alla quale era presente la famiglia al completo. Dieci giorni, il nonno 68 enne era finito in terapia intensiva ed erano risultati positivi diversi famigliari. La scuola che la piccola frequentava è stata chiusa e gli altri bambini entrati a contatto con la piccola sono tenuti sotto osservazione. La sorella, invece, è risultata negativa agli esami. Per non preoccupare le piccole, l’idea è stata quella di inscenare un gioco, così da non farle preoccupare.
L’uomo, provato, ha raccontato a Repubblica: “
Noi siamo disperati, non è facile gestire una emergenza del genere che ti piomba in casa. Però vedere lei tranquilla ci dà la forza di andare avanti. Fuori comunque è uno schifo. Qualcuno del paese ha messo in rete i dati sensibili miei, della mia famiglia, di mia figlia. Non può essere dignitosa una cosa del genere. Non ci può essere una simile caccia all’appestato. Un’ora prima che il laboratorio ci comunicasse la positività di mia figlia già i nostri nomi giravano in rete. C’è gente irresponsabile che sui social, specie sui gruppi Facebook dei paesi, fomenta odio e paura. Ho già contattato i carabinieri. Le indagini sono in corso”.
“In questo momento il nostro unico interesse è per la salute dei familiari, di mio padre, di mia madre, di mia figlia. Però mi sembrava importante ribadire un concetto fondamentale, che è quello del rispetto nei confronti delle persone che soffrono, che hanno problemi di salute. Le situazioni non sono sempre tutte uguali. Capisco l’emotività del momento ma qualcuno dovrebbe anche provare a mettersi nei nostri panni prima di scrivere o dire certe cose”.
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