Si continua a parlare di una imminente riforma della struttura e delle organizzazioni delle CommissioniTributarie con la conseguente attribuzione della materia tributaria ad una delle giurisdizioni contemplate dalla Costituzione (ordinaria, amministrativa, contabile). Tale processo, tuttavia, si preannuncia molto complicato:
- il primo punto di discontinuità è legato alla maggiore spesa che comporterebbe questa riforma, mitigata solo parzialmente dalla riformulazione del numero di magistrati;
- Il secondo concerne la riluttanza da parte dei magistrati di rinunciare alle mansioni che svolgono al momento per accogliere il ruolo esclusivo di giudice tributario.
Nel mese di aprile 2018, in Senato è stato presentato il disegno di legge n. 243, avente ad oggetto la riforma delle Commissioni tributarie. L’obiettivo del provvedimento è quello di rinnovare le Commissioni tributarie e attivare una riforma complessiva che offra ai cittadini una giurisdizione più efficiente e tempistiche più brevi, mediante misure che puntellino la libertà di manovra e la professionalità dei giudici tributari.
Per trattare l’argomento e cercare di individuare quali misure possano agevolare in maniera determinante l’attuazione del provvedimento, il 18 luglio 2018 si è svolto in Senato un incontro dedicato alla modifica delle Commissioni Tributarie, indetto dalla rivista specializzata CommercialistaTelematico.com (la prima del settore nata in Italia sulla rete internet, nel luglio 1995).
A seguito della riforma parziale del processo tributario connessa al D.Lgs.n. 156/2015, per aspirare ad un’equità processuale diviene strettamente necessaria una modifica strutturale dell’ordinamento della giurisdizione tributaria. Soltanto, infatti, una magistratura tributaria autonoma, indipendente e professionale può garantire un sistema tributario equo ed efficiente.
A suggellare con forza la volontà di porre in essere questo rinnovamento è stata l’unione delle camere degli avvocati tributaristi (UNCAT) che si è pronunciata più volte chiedendo a gran voce delle riforme di ampia portata che modifichino il processo tributario.
L’obbligatorietà del Processo Tributario Telematico
Il decreto-legge n.119/23 ottobre 2018, approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso, ha sancito l’obbligatorietà del Processo Tributario Telematico a partire dal 1° luglio 2019. Atti e documenti verranno, dunque, depositati in via telematica eludendo il ricorso al deposito cartaceo per le documentazioni legate alle nuove controversie. Il fine è duplice:
1. Ridurre i costi di gestione degli archivi tributari
2. Facilitare la gestione del contenzioso tributario
Tra gli strumenti che rendono meno complessa la gestione dei contenziosi tributari va sicuramente citato il
software per commercialisti iContenzioso, un programma sviluppato per aiutare commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro e grandi società di consulenza ad amministrare, con minor difficoltà, procedimenti di contenzioso fiscale.
Le difficoltà del processo di riforma
Come preannunciato nel paragrafo introduttivo, nonostante i flussi di informazione lascino presagire la volontà comune di portare a termine questa riforma, l’attuazione del disegno di legge non è assolutamente scontata. Le rimostranze del governo attuale potrebbero risultare determinanti nel fallimento del provvedimento.
Tra le tante difficoltà della riforma, ci sono le obiezioni che potrebbe sollevare il Governo: tra le altre c’è quella legata alla trasformazione delle mansioni degli attuali giudici togati. Per aggirare questo ostacolo, il ruolo del giudice tributario potrebbe essere istituito presso il Ministero della Giustizia, invece che presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Considerazioni sulla riforma
Una riforma così complessa merita alcune considerazioni sull’effettiva possibilità di completare il provvedimento:
- Sulla base dell’ordinanza n.144 del 1998 della Corte Costituzionale, una nuova modifica delle Commissioni Tributarie è certamente possibile attraverso la legge ordinaria. Inoltre, è specificato che è possibile riesaminare il giudice speciale anche in più gradi, benché debba essere rispettato il limite della continuità di materia (i tributi).
- Al giudice tributario dovrebbe essere trasferito il potere di snellire fortemente il numero di controversie che, altrimenti, troverebbero sbocco nel terzo grado affidato alla Corte di cassazione continuamente sommersa da ricorsi
Questa riforma è decisamente importante e deve essere portata a termine quanto prima. Allo stesso tempo, però, bisogna essere consapevoli del fatto che il numero di giudici a tempo pieno sarà notevolmente ridotto rispetto al numero di controversie da gestire. Sarà molto importante, quindi, far partecipare il contribuente alla fase precontenziosa, cosicché si possa cercare di prevenire le controversie perseguendo la strada dell’accordo consensuale.