Flavio Briatore protagonista di diverse polemiche nelle ultime settimane. L’imprenditore piemontese è finito al centro di una bufera social a causa del prezzo delle pizze del suo nuovo locale, il Crazy Pizza, considerato troppo alto. Ne è seguita una dura polemica con il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo. Ma Briatore si lamenta anche del fatto di non riuscire a trovare personale per i suoi locali, nonostante i buoni stipendi promessi. A rispondergli, anche se senza mai nominarlo, è un cameriere, Sandro Bonvissuto, con una lunga lettera pubblicata su Repubblica.
“Negli ultimi trent’anni in Italia gli stipendi sono calati. Ma solo in Italia. Hanno lievitato ovunque. Tranne che qui. Gli analisti si sono avventurati in cerca di spiegazioni, ma ci vorrebbero speranze adesso”, così inizia l’articolo di Sandro Bonvissuto su Repubblica spiegando che negli altri Paesi europei le retribuzioni sono più alte rispetto al nostro. “Allora davanti ad un’economia ora in crescita, ma che incomprensibilmente si accompagna ad un lavoro che non da prospettive, di fronte a aziende che aumentano i fatturati mentre gli stipendi restano inchiodati, per via di prezzi che salgono a dispetto delle buste paga, alla gente comune non resta altro da fare che emigrare”, si sfoga il cameriere.
Secondo Bonvissuto, che non fa il nome di Flavio Briatore, “il capitalismo nazionale dovrebbe farsi un esame di coscienza, ed ammettere di aver sbagliato, almeno negli ultimi tre decenni. Intanto la fine del concetto di sindacato lascerà ogni lavoratore completamente solo nella giungla dell’impiego. Questo per quello che riguarda gli adulti. I giovani, invece, scapperanno da questo Paese. Il problema sono gli stipendi bassi, che è un’invenzione vostra, non che i giovani sono ignoranti o scansafatiche o che preferiscano percepire il reddito di cittadinanza”.
“E prendersela col reddito di cittadinanza è una cosa reazionaria. – attacca ancora ma senza mai nominare Briatore – Se un imprenditore soffre la concorrenza del RDC (che per un lavoratore giovane sarà sui 500 euro al mese), mi immagino a quale stipendio la sua azienda stia facendo riferimento. E se nessuno vuole andare a lavorare per l’elemosina è perché la gente sta uscendo rinnovata da una profonda crisi esistenziale: la pandemia ha insegnato di nuovo alle persone il valore del proprio tempo”, conclude.
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