C’era una volta l’ascensore sociale. Quel meccanismo virtuoso che permetteva anche a individui provenienti da classi sociali meno abbienti, o da famiglie che non potevano permettersi grosse spese, di migliorare la propria posizione attraverso lo studio. Secondo l’ultimo rapporto dell‘Istat su “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali“, quel meccanismo non esiste quasi più. Tanto che oggi si laurea solo il 12,8% di studenti provenienti da famiglie con un basso livello di istruzione. Una percentuale che fra i figli dei laureati si attesta invece intorno al 70%. Ma il discorso della laurea è solo uno degli aspetti di questo fenomeno. Perché secondo l’Istat, nel 2023 un ragazzo su quattro con genitori che hanno come titolo di studio al massimo la licenzia media ha abbandonato gli studi prima del diploma. Un tasso di abbandono scolastico che scende al 5% se almeno un genitore è diplomato o ha comunque un titolo di scuola superiore e all’1,6% se uno dei due genitori è laureato.
Sono dati preoccupanti, che segnano un ritorno indietro nel tempo, quando esistevano classi sociali molto definite e la possibilità di cambiare le cose per i meno fortunati era quasi inesistente. Anche perché il percorso di studi si riflette sul lavoro: l’84,3% dei laureati ha un’occupazione, mentre questo dato fra chi si è fermato alla licenzia media scende al 54%. L’istituto di statistica ha sottolineato come fra chi abbandona gli studi prima di prendere un diploma sia alto anche il fenomeno del part time involontario, e come sia decisamente superiore l’incidenza dei contratti a tempo determinato. Come scrive Repubblica, “è molto facile che un early leaver finisca per diventare un Neet: una sigla che indica i giovani usciti da percorsi di istruzione e non ancora occupati. Apostrofati nei modi più vari”, prosegue il quotidiano romano, “da nullafacenti a bamboccioni, i Neet in realtà sono troppo spesso giovani bloccati in un limbo da cui nessuno prova davvero a tirarli fuori”. Anche la quota di lavoro in formazione non aiuta i meno fortunati: fra chi lavora, infatti, la formazione è una realtà soprattutto per i laureati (25,2%), mentre per chi ha solo la licenzia media la percentuale scende a un misero 3,2%.