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Dimartedì, Angelo D’Orsi: “L’Ucraina non è una democrazia”

Alta tensione nello studio di Dimartedì quando prende la parola Angelo D’Orsi. Lo storico è notoriamente schierato su posizioni molto critiche rispetto alla politica adottata dagli Usa, dalla nato e dall’Europa in Ucraina. Secondo il professore, infatti, il Paese governato dal presidente Volodymyr Zelensky non è una democrazia.

Angelo D’Orsi a Dimartedì

“Abbiamo già sentito la scorsa settimana l’elenco dei giornalisti fatti fuori in Russia. E non ne dubito, le fonti sono anche attendibili. Ma dimentichiamo i giornalisti fatti fuori in Ucraina. Continuiamo a parlare in termini di netta contrapposizione di bene e male. Non è vero che l’Ucraina è una democrazia”, ne è convinto D’Orsi. “Ma perché l’Iraq era forse una democrazia? E questo dal suo punto di vista ha autorizzato gli usa a invaderlo?”, lo incalza il conduttore.

“Ma questo significa gettare la palla fuori campo, non vale. – protesta l’ospite di Dimartedì – Voi vi arrabbiate se uno cita Assange mentre citiamo i giornalisti russi. Benissimo, rimaniamo sul tema. Dovete smetterla di contrapporre bene è male. Abbiamo sentito Elsa Fornero che ha parlato di sacrifici. Ma per favore, la parola sacrifici nella bocca della Fornero mi fa venire l’orticaria onestamente. Ce li ricordiamo i sacrifici chiesti dalla Fornero”.

“Vorrei ricordare che questo regime così liberale dell’Ucraina ha dichiarato Stephan Bandera eroe nazionale. – riprende il filo del discorso D’Orsi – E vorrei ricordare che la Chiesa ortodossa ucraina, che voi avete contrapposto a quella russa, lo ha dichiarato santo. Lo sapete questo? – alza i toni rivolto agli altri ospiti di Dimartedì – Bandera è stato fatto prima eroe dal governo e poi santo dalla Chiesa ortodossa ucraina. Quindi non li contrapponete. Io non vedo il bene e il male, vedo male da tutte e due le parti. Voi parlate male dal patriarca russo Kirill. Ma Papa Francesco ha detto che forse la Nato ha sbagliato ad andare ad abbaiare alle porte della Russia”, conclude scatenando le proteste veementi dello studio.

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