In una società così evoluta come quella contemporanea, ragazzi e ragazze dovrebbero avere il diritto di sentirsi a loro agio, liberi di esprimersi senza essere inquadranti in un’identità sessuale che non riconoscono più come la propria. Eppure pensando alle scuole italiane, l’attivazione della carriera Alias è ancora un ostacolo. Come la storia di Andrea, studente trans all’ultimo anno del liceo Cavour di Roma, che ha deciso di iniziare una battaglia per farsi ascoltare dalle istituzioni. “La cosa più brutta di andare a scuola è il registro, perché quando i professori lo aprono sulla Lim leggo Anna il mio vecchio nome, che io non voglio più vedere”. In un intervista con Repubblica il diciannovenne ha spiegato che basterebbero poche accortezze per sensibilizzare la scuola: “Cambiare il nome sul registro, rivolgersi alla persona al maschile o al femminile a seconda del caso”. Poi c’è la questione del bagno: “Devo andare a quello delle ragazze”.
Andrea ha raccontato che la scuola in alcune occasioni ha tentato d’intervenire sul proprio percorso personale: “Ho trovato professoresse che hanno cercato di farmi cambiare idea, che davanti all’intera classe mi hanno detto sei troppo femminile, ecco perché non mi sento di rivolgermi a te al maschile – ha detto il giovane – per un ragazzo trans un’espressione del genere è una granata”. E ha aggiunto: “C’è un certificato che attesta che ho un problema con il corpo con il quale sono nato e con il nome che mi è stato assegnato”.
A seguito della denuncia di Andrea si è mobilitata l’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Roma Monica Lucarelli, che ieri ha chiamato il ragazzo e gli ha detto di volerlo incontrare la prossima settimana. “Sono rimasta colpita dalla sua storia” ha detto. Un incontro, si spera al termine del quale si possa agevolare l’attivazione delle carriere alias nelle scuole della Capitale. In Regione spiega invece la presidente della IX Commissione Scuola del consiglio regionale Eleonora Mattia, si sta pensando ad alcune modifiche del Testo unificato per il contrasto alle discriminazioni derivanti dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Ti potrebbe interessare anche: Il primario dell’ospedale di Pesaro: “No vax vi curo ma vi disprezzo”