Il Green pass è un nervo evidentemente scoperto di Matteo Salvini, costretto a rimangiarsi in fretta posizioni belligeranti per assecondare le direttive di Mario Draghi. Facendo i conti, tra l’altro, con una netta spaccatura all’interno del suo stesso partito, visto che molti big della Lega hanno preso posizioni diversi, opposte rispetto al segretario. Un bel boomerang, sottolineato da sondaggi in calo. Come riuscire a rialzare subito la testa?
Salvini ha scelto di adottare in queste ore una tattica precisa: far finta di niente e parlare d’altro, come se il certificato verde non fosse mai stato argomento di attualità politica. E così proprio nel giorno del Green pass, il leghista ha tentato di spostare l’attenzione verso un tema diverso e decisamente meno sentito dagli italiani, quello del nucleare e delle centrali che lui sarebbe disposto a far costruire in terra lombarda, in particolar modo a Mantova.
Salvini è entrato sulla vicenda a gamba tesa, come suo solito, cercando soprattutto di scatenare la reazione dei grillini, da tempo sul piede di guerra contro la linea favorevole al nucleare. Così da creare clamore e dimenticare i guai del certificato verde: “Una centrale nucleare in Lombardia? E che problema c’è? Ci sono centrali nucleari nei pieni centri storici di tante città. L’Italia è l’unico Paese del G8 senza nucleare, oggi sono funzionanti 128 centrali nucleari, di cui 58 in Francia, e la Svezia di Greta ha otto centrali nucleari”.
Oltre al nucleare, Salvini è tornato anche sul vecchio, caro cavallo di battaglia Quota 100, sempre nella speranza che le cronache non sottolineino come lo sconfitto del giorno è in realtà proprio lui: il Green pass allargato al mondo del lavoro, infatti, è un colpo durissimo alla sua Lega, quella che prometteva agli italiani che l’estensione del certificato non si sarebbe mai trasformata in realtà.
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