Un’app discussa, criticata. E che potrebbe non funzionare nemmeno. Intorno a Immuni le polemiche in questi giorni sono state tantissime. In ultima, ecco arrivare quella lanciata dal professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, membro della task force interministeriale Data-driven per l’emergenza coronavirus, che in un’intervista rilasciata a Tpi ha spiegato: “L’intervento del governo sul tracking digitale è insufficiente nelle tre scelte fondamentali: modalità tecnologica, incentivi per l’adozione e saldatura con i processi sanitari del territorio. Senza queste tre condizioni purtroppo rimane un esercizio teorico”.
“Sono prevalse le preoccupazioni di non disturbare la privacy dei cittadini rispetto alla necessità di dare uno strumento che ci aiuti ad evitare un nuovo lockdown. Il dibattito è stato avvilente – ha spiegato ancora Maffeè – Sono un liberale puro ma siamo nella più grande pandemia del secolo e dobbiamo puntare a un modello di efficacia, pur contemperando la tutela dei diritti individuali. Vi ricordo che gli obiettivi sanitari permettono la sopravvivenza della repubblica e della nazione”.
Sul fronte app: “La soluzione tecnologica scelta non coincide con quella che abbiamo raccomandato come task force perché è lenta, faragginosa, in parte inefficace, imprecisa, insufficiente: ha tutti i possibili limiti, senza nessun effettivo miglioramento. Pensate alla app come a un’ambulanza: serve a cercare in sicurezza e velocemente le persone che si sono ammalate, o che potrebbero esserlo, e portarle sotto il sistema sanitario. È uno strumento di medicina pubblica per velocizzare i processi. Come task force abbiamo pensato ad un’ambulanza con le gomme chiodate, un motore potente, molti posti, defibrillatore, diagnostica, infermieri specializzati, doppia guida automatica e l’abbiamo consegnata chiavi in mano al governo. Che gli ha tolto tutto questo”.
“Avevamo chiesto che il processo di contact tracing digitale, per forza nazionale ed europeo, si saldasse con quello locale che è già in corso ma è fatto manualmente. A oggi il Governo mantiene i due sistemi disconnessi. Non ha senso usare una app se le persone che fanno la caccia ai contagio sul territorio sono scollegate da quella app e sono troppo pochi. Invece di proteggere i cittadini il governo ha preferito proteggere se stesso dalle potenziali critiche sulla privacy. Qui manca la leadership. Bisognerebbe invece spiegare ai cittadini un problema di sanità pubblica e rifondare un patto sociale. Prendersi la responsabilità di spiegare che in certi momenti di crisi vanno prese certe decisioni”.
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