Una sfida che è stata soltanto rinviata e che arriverà al suo inevitabile epilogo il prossimo lunedì 5 novembre, quando il decreto Sicurezza arriverà a Palazzo Madama per il suo primo passaggio nell’aula del Senato. Lì scatterà la trappola delle opposizioni: il voto segreto, contando sul fatto che all’interno della maggioranza diversi esponenti del Movimento Cinque Stelle sono titubanti e, protetti dal mantello dell’anonimato, potrebbero voltare le spalle al testo voluto dalla Lega.
Una possibilità che è prevista dal regolamento del Senato, visto che una serie di norme del decreto vanno a toccare articoli della Costituzione che riguardano i rapporti civili ed etico-sociali. E che potrebbe spingere il Pd a chiedere 71 voti segreti, nella speranza di aprire una crisi nelle file dei gialloverdi. Un’ipotesi talmente preoccupante che potrebbe spingere il governo a mettere la fiducia, idea che al momento resta però ancora lontana.
Di Maio sa bene quali sono i rischi nel delicato passaggio e, proprio per questo, continua a richiamare alla compattezza i Cinque Stelle, passando dalla metafora della testuggine romana al paventare un’assemblea congiunta dei parlamentari che al momento non c’è comunque mai stata. Il clima resta però teso, con il senatore Gregorio De Falco che continua ad auspicare modifiche e Paola Nugnes molto più dura: “Il programma non può essere stravolto e tradito radicalmente come sta avvenendo con questo decreto”.