Una decisione inattesa, arrivata proprio mentre il premier Giuseppe Conte festeggiava l’accordo raggiunto con l’Europa sul deficit e la messa in sicurezza della legge di bilancio, scongiurando salvo sorprese dell’ultimo minuto la procedura d’infrazione. A margine della festa gialloverde, ecco infatti arrivare a sorpresa le dimissioni di Roberto Garofoli, che ha lasciato il suo incarico di capo di Gabinetto del ministero dell’Economia.
Giovanni Tria esultava, riuscito dopo mesi di tensioni a imporre la sua linea a un governo che inizialmente gli aveva mostrato i denti, ringhiando. Riuscendo piano piano a saldare la sua figura intorno a quella dello stesso Conte, il vero centro della mediazione che ha portato Di Maio e Salvini a scendere, alla fine, dai rispettivi castelli dove erano arroccati. L’uomo da sacrificare pur di scendere a patti, alla fine, è stato individuato proprio in Garofoli.Una vittoria dei Cinque Stelle, di fatto, che con Garofoli avevano da tempo un conto aperto, con una serie quasi infinita di polemiche e accuse alle spalle. E che era visto come un ostacolo all’attuazione del programma di governo. Lo stesso Tria, alla fine, si è convinto della necessità di farlo saltare, trovando un accordo che ha reso tutti felici e contenti. Una scelta rischiosa, considerando comunque che lascia un vuoto al ministero proprio nei giorni decisivi per la manovra. E che apre a una rapida corsa per trovare un successore: alla fin dovrebbe toccare, scrive l’Huffington Post, a Fortunato Lambiase, capo della Segreteria tecnica del Tesoro. In uscita sono dati anche Gerardo Mastrandrea, capo del coordinamento legislativo del Mef, e Michele Torsello, suo braccio destro.
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