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La vera inflazione: il confronto-prezzi fra la spesa del 2022 e quella di oggi è impietoso

Potrebbe sembrare una conversazione da bar, ma purtroppo è la cruda realtà. Quante volte ci siamo chiesti quanto effettivamente siano aumentati i prezzi dei prodotti che acquistiamo ogni giorno? Chi fa la spesa abitualmente si sarà sicuramente fatto un’idea, ma un semplice confronto tra il “peso sul portafoglio” di due anni fa e quello attuale ci fornisce una conferma. L’incessante crescita dei prezzi sta mettendo in difficoltà sia le famiglie che i singoli individui, i quali faticano sempre di più a mantenere l’equilibrio economico. Un recente confronto tra i prezzi del 2022 e quelli attuali dimostra che molti prodotti di largo consumo sono aumentati di oltre il 10%, rendendo sempre più complicato gestire il bilancio familiare. Come sottolinea Mattia Cialini su Today.it, non solo la situazione non sembra migliorare, ma anzi, la tendenza pare peggiorare col passare del tempo. Già nell’estate del 2022, gli aumenti erano un argomento di grande preoccupazione, ma oggi il quadro è ancora più grave. In un supermercato di Arezzo è stato fatto un confronto tra un volantino delle offerte di luglio 2022 e uno di luglio 2024. I risultati sono allarmanti: oltre la metà dei 25 prodotti analizzati ha subito un aumento superiore al 10%.

Alcuni articoli sono più difficili da confrontare a causa delle variazioni nelle confezioni, ma il trend generale è evidente: la maggior parte dei prodotti è significativamente più cara. Solo in poche eccezioni i prezzi sono rimasti stabili o sono leggermente diminuiti, ma il quadro generale evidenzia un aumento sostanziale. Ricordiamo bene che l’allarme per il continuo rincaro dei prezzi era già al centro delle discussioni negli anni scorsi, con una dinamica inflazionistica che sembrava fuori controllo. L’estate del 2022 era caratterizzata da una situazione economica difficile, con un’inflazione che a fine anno raggiungeva l’8,1%, secondo i dati Istat. La guerra in Ucraina e l’aumento dei costi delle materie prime avevano già scatenato un’ondata di aumenti. A ciò si aggiungeva la decisione della Banca Centrale Europea di alzare i tassi di interesse, causando un rialzo delle rate dei mutui variabili e rendendo ancora più gravosa la situazione per le famiglie.

Oggi, a due anni di distanza, l’inflazione è ufficialmente in calo, ma la situazione non è migliorata. Gli aumenti continuano a pesare, e chi fa la spesa si trova regolarmente davanti a spiacevoli sorprese. Le speranze dei consumatori di un ritorno a una situazione economica più stabile sono state deluse, e a distanza di due anni il potere d’acquisto si è ulteriormente ridotto. Famiglie e individui si trovano quindi ad affrontare una sfida quotidiana: cercare di far quadrare il bilancio in un contesto in cui i prezzi continuano a salire. Con l’aumento del costo della vita e delle spese essenziali, il rischio di impoverimento diventa sempre più concreto. La speranza che la situazione si potesse normalizzare è stata rimpiazzata dalla dura realtà: per molti, la condizione economica è in peggioramento. Le cause di questa dinamica sono molteplici, dalla situazione geopolitica globale al fatto che le materie prime e l’energia hanno costi più elevati rispetto al passato. Il governo Meloni sta cercando di attuare politiche di sostegno per famiglie e cittadini, ma le pressioni dell’Unione Europea, come la procedura di infrazione per il rapporto deficit-Pil, limitano la libertà di manovra dell’esecutivo in ambito economico. Inevitabilmente, le conseguenze si ripercuotono sui cittadini.